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L'unione sarda. Muore dopo un volo di 10 metri

Donna cade dal balcone: si è buttata o è stata spinta?

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Dal nostro inviato
Andrea Manunza
UTA C'è qualcosa sul parapetto dell'appartamento al terzo piano che potrebbe chiarire un mistero lungo ormai più di due giorni. Alcuni segni, trovati in un punto preciso di quella sbarra protettiva sistemata a oltre dieci metri d'altezza, che sembrano voler dire agli investigatori “è capitato qui”, spiegando anche come è avvenuto. Da quella posizione Cristina Saba, 40 anni, operaia, una figlia e un'esistenza tanto breve quanto difficile, è caduta nel vuoto sfracellandosi sull'asfalto di via Regina Margherita a Uta dopo un volo durato un istante. Erano passate da poco le 3,30 del mattino di Ferragosto: subito dopo sono partite le telefonate con la richiesta di soccorso al 112, sono arrivate le auto di servizio dei carabinieri ed è cominciato un giallo al momento irrisolto. Si è trattato di un suicidio? Il frutto di decisioni insondabili della mente umana? Oppure inquirenti e militari hanno a che fare con un delitto? Qualcuno ha spinto la donna nel vuoto per poi fuggire e fare perdere le tracce?
L'AUTOPSIA Ipotesi al momento valutate con identica attenzione da Procura e uomini dell'Arma in attesa di riscontri che chiariscano cosa davvero sia accaduto all'interno di quella palazzina su tre livelli fatta di mattoni rossi a vista. Tutto probabilmente sarà più chiaro oggi dopo l'autopsia sul corpo della vittima: l'esame necroscopico comincerà alle 10,30 nei locali del Policlinico universitario di Monserrato, dopodiché il medico legale Roberto Demontis - al quale l'incarico è stato affidato dal procuratore aggiunto Gilberto Ganassi - sarà in grado di valutare le reali cause della morte e l'eventuale presenza di una mano assassina.
I VICINI La domanda centrale, nel caso si tratti di omicidio, è: chi è stato? E perché? Per trovare la risposta giusta i carabinieri della stazione, quelli della Compagnia di Iglesias e i colleghi del Nucleo investigativo provinciale di Cagliari hanno passato al setaccio l'abitazione della quarantenne sino alla decisione di sequestrarla, così da impedire che qualcuno possa entrarvi compromettendo la ricerca di eventuali tracce. Tutto comunque parte dalle testimonianze di chi conosceva la donna e dei vicini di casa, i quali hanno segnalato agli investigatori di aver distintamente sentito urla e strani movimenti in quella casa intorno alle 3,30 del 15 agosto. Una lite accompagnata dal nitido rumore di mobili spostati in un orario decisamente insolito e seguita nel giro di pochi minuti da un tonfo sordo: quello, macabra scoperta, dell'impatto del corpo con il suolo.
LA DONNA Le grida e i movimenti inconsueti per quell'ora hanno spinto gli inquirenti ad approfondire la situazione e non lasciare alcunché di intentato: se veramente di omicidio si è trattato, le analisi e la ricerca di tracce nell'appartamento dovrebbero consentire di appurarlo in breve tempo. C'è da dire però che fin dal primo momento la strada che sembra essere stata battuta con più convinzione è quella del suicidio. Nella casa non sono stati notati segni evidenti di una discussione accesa, e le verifiche successive hanno consentito di appurare ciò che molti a Uta pare sapessero già: Cristina Saba era solita parlare da sola ad alta voce, anche in modo abbastanza “vivace”, e aveva l'abitudine di sistemare casa nelle ore più improbabili. Spesso e volentieri in piena notte. Non solo: la quarantenne secondo i vicini in passato aveva tentato di togliersi la vita in diverse occasioni. Particolare confermato dal proprietario dell'abitazione, nella quale la donna viveva in affitto, e dall'uomo che si trovava con la vittima fino a poco prima della morte: un 62enne operaio del paese che tra il 14 e il 15 aveva trascorso alcune ore in compagnia dell'amica. I carabinieri sono andati a bussare alla sua porta all'alba di Ferragosto: dormiva da tempo. Portato in caserma per essere interrogato, ha spiegato come e dove aveva passato la serata ed è stato lasciato andare.
NESSUN LIVIDO Allora si deve tornare al momento in cui la vittima è caduta dal balcone, a quei particolari che potrebbero indirizzare le indagini verso la pista finale: sulla sbarra in metallo sarebbero presenti segni compatibili con una “arrampicata” volontaria, non con una spinta violenta di una seconda persona. Inoltre già a un primo esame esterno sul cadavere non sono stati notati lividi o graffi sintomo di violenze o colluttazione. Non resta che attendere l'autopsia, dalla quale emergerà anche se la donna abbia ingerito farmaci o alcol prima di cadere nel vuoto.

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