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L'unione sarda. Il mea culpa su internet

«Se in tanti non capiscono la colpa è mia»

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JERZU «In questo momento sono sconvolto e non ho le forze per parlare con nessuno, tantomeno con la stampa. E del mio essere sconvolto mi vergogno poiché non oso immaginare, seppur frainteso, il dolore che le mie parole possono aver arrecato alle vittime di violenze sessuali, alla lettura del mio post e degli articoli di stampa che lo hanno riguardato». Se l'avessero fustigato si sarebbe sentito meglio. Gianluigi Piras sa di aver sbagliato. Chiuso dietro un silenzio senza spiragli osserva le sue medaglie per le tante battaglie civili combattute sparire dietro fiumi di inchiostro. Nella sua lettera di scuse le spiegazioni per un gesto ingiustificabile.
«Purtroppo non ho scritto un post il quale significato e senso fosse immediatamente comprensibile, e non intendo e non posso permettermi di liquidare il tutto con un "non avete capito e mi avete frainteso" perché quando sono in tanti e in troppi a non aver capito, allora la responsabilità è in capo a chi, evidentemente, non si è fatto comprendere». Della sua dignità e sorte politica non sembra preoccuparsi. Teme invece che possano non perdonarlo le donne. «Girando sul web ho trovato pure questo titolo: “Presidente Pd: stuprate la Isinbayeva, è contro i gay”. Se una donna vittima di uno stupro in queste ore si è trovata di fronte alla lettura di un simile titolo, non è certo in capo a sé la responsabilità dell'onere sulla veridicità della notizia, né ha il dovere di conoscere nulla della mia vita privata e pubblica in difesa dei diritti civili, siano essi legati alle discriminazioni razziali, alla lotta contro la violenza alle donne o in difesa dei diritti degli omosessuali o contro l'omofobia. Non ha in capo a sé alcun dovere ma certamente ha un diritto alle scuse e un diritto a che qualsiasi persona si impegni in politica nella difesa di questi stessi diritti civili abbia l'autorevolezza e la credibilità necessaria per farlo».
Parole di una lettera lunghissima, tre pagine fitte soprattutto di scuse. Per tutta la sera conoscenti, compagni (quelli rimasti) e amici, a poco a poco hanno cominciato a decorare la sua bacheca virtuale di parole di incoraggiamento. Scrive Riccardo Franceschi, di Lanusei: «Combatti una guerra con le unghie e con i denti per anni e in un minuto mandi tutto all'aria. È questo che succede alle persone qualunque che si impegnano, che cercano di cambiare qualcosa e delle volte sbagliano, compiendo errori non più gravi di quelli delle tante persone che oggi si dicono indignate facendo la voce grande». ( si. l. )

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