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L'unione sarda. I capicorrente stiano a guardare

di Graziano Milia

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In questi giorni molto si parla delle primarie del centrosinistra sardo per l'individuazione di un/a candidato/a alla presidenza da proporre agli elettori nell'ormai imminente rinnovo dell'Assemblea regionale.
Tralascio le polemiche tra i partiti (poco le ho capite se non per il loro evidente autolesionismo). Mi limito, dunque, a un solo aspetto: il profilo culturale e l'impianto programmatico che reggeranno il confronto fra i diversi candidati, quelli che ci sono e, forse, quelli che ci saranno.
Credo, infatti, che chi si è presentato e chi si presenterà dovrà parlare ai cittadini dei problemi che li riguardano e di ciò che pensano di fare per affrontarli, in prima persona mettendoci faccia ed idee. Invece, in questa tormentosa partenza si sta pensando più a raccogliere le “truppe” e a individuare i “generali” che li condurranno, piuttosto che dedicarsi a ciò che davvero conta: una leale competizione che si pone l'obiettivo di vincere le elezioni per far “svoltare” la Sardegna rispetto agli ultimi 20 anni di governi.
È improvvidamente partita una sorta di corsa alla “lotta per le investiture” che potrebbe portare a scegliere non tra progetti e profilo ma in base a chi sostiene chi. E allora, se continua così, assisteremo ad un «voterei quello/a ma è sostenuto/a da... e, quindi, voto quell'altro/a». O, ancora, «voterò quello/a perché la nostra corrente così ha deciso».
Tutto ciò ricorda la medioevale “lotta per le investiture” quando Papato e Impero si contendevano la nomina (detta, appunto, investitura) dei Vescovi. Fu risolta nel 1122 col Concordato di Worms da Callisto II ed Enrico V che, facendo entrambi un passo indietro, nella cittadina tedesca siglarono un accordo convinti che una lotta ad oltranza avrebbe danneggiato l'Europa.
Trovi anche il centrosinistra sardo una sua Worms. Ognuno sia libero, a partire dai candidati, prima, per arrivare agli elettori, poi. Siano, dunque, capaci big e capicorrente, grandi o piccoli, di fare lo stesso passo indietro che fecero Callisto ed Enrico. Facciano vivere un confronto aperto e democratico, non lo indirizzino in base alle opportunità future personali o dei loro seguaci, lo aiutino nei contenuti.
Usino, almeno coloro che li hanno davvero, prestigio e autorevolezza, per liberare le persone, consapevoli che questo è il primo passo per liberare un intero popolo.
Componente della direzione
nazionale del Partito democratico

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