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L'unione sarda. «Uniti, forse, si vince»

Emilio Floris: «Le diverse anime del Pdl imparino a convivere Io candidato? Per adesso soltanto a fare da paciere, poi si vedrà»

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«Il Pdl deve imparare dalla sinistra, dove convivono tante anime, con idee diverse ma con la capacità di restare unite nel momento del bisogno». Emilio Floris, ex sindaco di Cagliari e unico senatore del Pdl in Sardegna, getta uno sguardo nel campo avverso per trovare la similitudine giusta. «Il centrodestra può vincere alle prossime elezioni regionali, a febbraio. Ma per farlo, deve ritrovare l'unità perduta. Altrimenti, va incontro a una disfatta».
LA FRECCIATA Per il suo carattere pacato e da autentico mediatore, Floris ha già detto troppo, anche se poi trova il modo di dare un pizzicotto a Settimo Nizzi, coordinatore regionale del Pdl, invitato «a svegliarsi», e a lavorare «per riunire le varie anime del partito. È o non è il coordinatore regionale?». Lo è ma, dicono, in rotta con Berlusconi, che sarà anche in difficoltà ma che nel partito tagliato a sua misura conta ancora parecchio.
Alle elezioni non manca poi molto. Il centrosinistra si prepara, in un clima incerto, alle primarie; il centrodestra (meglio, Cappellacci) ci ha provato ma l'idea sembra morta sul nascere. Floris spiega: «Cappellacci ha fatto bene a proporre la sua candidatura. È il governatore uscente e ne ha il diritto. Piuttosto, vorrei sapere quali sono le intenzioni di Claudia Lombardo, di Mauro Pili e di Nanni Campus, risorse importanti per il Pdl».
IL RISCHIO Non è questa l'unica incertezza nel centrodestra sardo. Nubi minacciose si addensano sul governo Letta, il rischio che cada è altissimo, se ai primi di settembre la Giunta per le Elezioni del Senato dichiarasse la decadenza dal seggio e la conseguente incandidabilità di Berlusconi. «Chissà», riflette Floris, «potrebbero svolgersi le elezioni politiche prima di quelle regionali. L'incertezza del quadro politico nazionale si riflette anche sulla Sardegna. E poi, la rinascita di Forza Italia potrebbe portare a un rimescolamento delle carte. O forse no. Difficile dirlo adesso. Però, una cosa è certa: serve la massima unità. Io mi propongo come mediatore. Parlerò con tutti, cercando di trovare insieme una via d'uscita».
L'IPOTESI In questo parlare, ci potrebbe essere spazio per una candidatura di Floris a governatore? «Ho mille e una ragione per non accettare, ma se mi venisse chiesto dovrei pensarci seriamente. Questo è un problema che viene dopo. Prima, occorre fare altro. Intanto, tutti i leader del centrodestra devono imparare a stare seduti insieme intorno a un tavolo, educatamente e senza comportamenti sguaiati. Poi, dobbiamo allargare la coalizione il più possibile e lo si può fare solo attraverso un programma, lo chiamerei un Patto per la Sardegna. Quindi, dovrebbe avvenire la scelta del candidato per la poltrona di governatore. Ma prima di questo dobbiamo chiederci a quale modello di Sardegna dobbiamo puntare per barcamenarci tra crisi e pressioni dell'Unione europea».
IN COMUNE Centrodestra e centrosinistra sono accomunati dallo stesso problema: trovare un minimo sindacale di unità interna per convincere gli elettori sempre più sfiduciati. «Avere idee diverse non è un dramma, ma bisogna trovare una sintesi. L'Udc, nonostante quello che dice Giorgio Oppi, si sta riavvicinando al Pdl, e questa è la dimostrazione che si può trovare un'intesa tra i moderati pur restando diversità di vedute su alcuni argomenti. Ripeto, impariamo dalla sinistra, che magari esagera un po'. In questi giorni ho sentito tanti estimatori di Renzi, ma più che altro sono opportunisti, perché sono renziani quanto io sono comunista».
Ivan Paone

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