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L'unione sarda. Una tenda nel camping della disperazione

Ex allevatore disoccupato e la compagna romena vivono accampati vicino a piazza Veneto

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NUORO I primi camping sono a mezz'ora di distanza, nella vicina Calagonone. Ma loro non sono in vacanza. Sono campeggiatori abusivi per necessità nel pieno centro di Nuoro. Tirano a campare come possono con un sorprendente ottimismo e con il prezioso aiuto del prossimo. Ormai da tre mesi, Alessandro Fadda, 58 anni, nuorese, e la sua compagna rumena vivono in una tenda a ridosso dell'anfiteatro di piazza Veneto. Uno spazio riservato e tranquillo vicino a una fontana, un rimedio contro la calura estiva.
IL SOGNO Chiedono una casa. Quattro mura che li riparino dalle intemperie, con la possibilità, oggi negata, di avere dei servizi igienici di cui servirsi. Hanno inoltrato la loro richiesta al settore servizi sociali del Comune e ora impazienti attendono risposte. «Altrimenti rinforzeremo la tenda per non bagnarci. D'altronde cosa possiamo fare?», si domanda l'uomo, che in maniera pacata racconta con molta dignità come è finito in questa situazione. «Faccio parte di una famiglia di pastori da più generazioni e fin da ragazzino ho sempre lavorato in campagna. Agli inizi in Gallura e poi negli ultimi anni in una cooperativa agricola di Sassari che è fallita. Io sono rimasto senza un lavoro e senza un soldo».
PERCHÉ TORNARE? Alessandro Fadda spiega anche le ragioni del ritorno nella sua città di origine dopo tanti anni, pur non avendo più familiari stretti disposti a dargli una mano. «Siamo venuti a Nuoro perché conosco la bontà della gente e la predisposizione a venire incontro a chi vive un momento di estrema difficoltà». Parla mentre la compagna prepara il pranzo cucinando pollo e pomodori in una pentola riscaldata da un improvvisato fornellino. «In effetti sono in tanti a darci una mano e a spendere una buona parola nei nostri confronti.
La Caritas è diventata un puntuale riferimento e a breve riaprirà anche la mensa de Le Grazie. Per il resto devo dire che la solidarietà non manca. Speriamo arrivi anche una casa. Ci accontentiamo di poco. Basterebbe migliorare la nostra attuale situazione che non è per niente semplice».
IL LAVORO L'uomo si sente ancora in forze e sarebbe disposto a riprendere subito a lavorare se qualcuno gli desse un'opportunità. «Certo che lavorerei, riprenderei a darmi da fare in campagna o mi adatterei a fare anche altro. Ho chiesto in giro senza successo in questi tre mesi trascorsi qua in tenda. Purtroppo la crisi nel settore agropastorale si fa sentire e assumere una persona è diventato un lusso che soltanto un'azienda di grandi dimensioni si potrebbe permettere. E, poi ci si mettono questi flagelli ricorrenti come la lingua blu ed altre patologie a rendere più grave la situazione», dice l'ex allevatore. Una cosa Alessandro Fadda dice di non volerla fare. «Sono povero però onesto, a rubare non ci vado di sicuro. Non fa per me».
Luca Urgu

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