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L'unione sarda. «Il rapinatore voleva i soldi»

Durante la sparatoria Roberto Nairi avrebbe “perso” 12mila euro in contanti Ma i dubbi sono tanti e resta sempre in piedi l'ipotesi del regolamento di conti

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In tasca Roberto Nairi aveva 26mila euro in banconote di diverso taglio. Ma quando gli agenti della Squadra Mobile sono andati a recuperare il denaro ne hanno trovato solo 14 mila. Che fine hanno fatto gli altri 12mila? È una delle domande a cui stanno tentando di rispondere le indagini sulla sparatoria in stile Far west che nella tarda mattina di mercoledì ha seminato il terrore nelle strade del rione di San Michele a Cagliari, riportando alla mente il clima plumbeo della guerra tra bande di spacciatori che negli anni Novanta insanguinò le strade del capoluogo.
«VOLEVANO RAPINARMI» Roberto Nairi, il pregiudicato 49enne rimasto ferito di striscio a un orecchio da un proiettile di pistola (e non di fucile come si era pensato in un primo momento), è convinto che glieli abbia portati via il bandito incappucciato che, alle 13,30, revolver in pugno, ha scatenato il finimondo davanti al circolo Aics di via Col del Rosso intestato alla moglie. Così avrebbe detto al dirigente della Mobile Leo Testa che ieri lo ha interrogato per ore in Questura. «Mi aspettava fuori e quando sono uscito mi ha gridato di dargli i soldi - sarebbero state le sue parole -, poi quando ho reagito si è messo a sparare e in quel momento parte del denaro mi è caduta». Nairi avrebbe poi affidato i soldi rimasti - 14mila euro - all'amico che in auto lo ha accompagnato all'ospedale Brotzu. Infine quest'ultimo li ha consegnati alla polizia che li ha messi subito sotto sequestro in attesa di ulteriori accertamenti. Il racconto della vittima avvalorerebbe dunque la tesi della rapina, anche se Nairi - che a San Michele è un personaggio temuto e rispettato - non è esattamente quello che si definirebbe un facile obiettivo. Ecco perché gli investigatori ci vanno con i piedi di piombo e al momento non escludono alcuna ipotesi, compresa quella di un regolamento di conti maturato all'interno del mondo dello spaccio. Tanti anche i dubbi sul fatto che l'aggressore fosse solo uno e che avesse un passamontagna.
I SOLDI Altra domanda: come mai Nairi aveva tutto quel denaro con sé? «Era l'incasso delle slot machine e videolottery installate all'interno dei due circoli che gestisco - ha detto lui -, in quel momento stavo andando in banca per versarlo nella cassa continua». Anche in questo caso però la sua spiegazione viene presa con le molle. Insomma, i dubbi e i misteri su quali fossero le reali intenzioni di chi ha sparato tre o quattro revolverate (non sono stati trovati bossoli) restano. Così come quelli sulla dinamica della sparatoria: quanti erano in realtà gli uomini armati? Qualcuno ha risposto al fuoco come trapela da “radio San Michele” secondo cui davanti al circolo di via Col del Rosso si sarebbero fronteggiate almeno tre persone armate? Nodi fondamentali su cui gli inquirenti tengono le bocche cucite.
PERQUISIZIONI A TAPPETO Tra mercoledì e ieri, intanto, sono scattate numerose perquisizioni, nel tentativo di dare un volto ai due malviventi protagonisti della sparatoria. I controlli hanno riguardato alcuni pregiudicati di San Michele e del vicino rione di Is Mirrionis, ma pare che siano stati estesi anche a Quartu e ad altri centri dell'hinterland. Nessuna traccia di pistola, ma la Mobile avrebbe trovato droga. Individuato anche l'uomo che qualcuno aveva visto allontanarsi a gran velocità dal luogo della sparatoria al volante di una Saab: è stato interrogato e non risulta coinvolto. L'auto, colpita da uno dei proiettili, era stata già riparata.
L'INDAGINE PER DROGA L'inchiesta, affidata al pm Alessandro Pili, potrebbe inoltre intrecciarsi con il fascicolo in mano al collega Danilo Tronci, che recentemente ha chiuso una maxi indagine del Gico della Finanza per traffico di hascisc e cocaina (la prima udienza è prevista per ottobre). Il motivo? Tra i dodici imputati, oltre al boss quartese Giulio Collu, c'è anche Roberto Nairi. Si tratta di fatti vecchi, risalenti al 2002, ma in questa fase delle indagini non si trascura alcun dettaglio.
L'OMERTÀ In un quadro già difficile, il lavoro della polizia è reso ancora più complicato dall'omertà. «Almeno una decina di persone ha assistito ai fatti - ha detto Leo Testa -, eppure non ci sono testimoni». Un atteggiamento spiegabile solo in parte con la paura di subire ritorsioni. La polizia è venuta a sapere della sparatoria, scoppiata in mezzo alla strada in pieno giorno, solo quando Nairi si è presentato al Brotzu con l'orecchio sanguinante. Dall'ospedale è partita la segnalazione di un ferito da arma da fuoco e gli agenti della Mobile ci hanno messo un po' per individuare il luogo teatro della sparatoria. Quando sono arrivati la serranda del circolo era già abbassata. Nessuna telefonata al 113, se non quella molto tardiva di una donna a cui un proiettile vagante ha sforacchiato la carrozzeria della Opel Corsa parcheggiata in strada.
Massimo Ledda

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