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L'unione sarda. Vecchi e nuovi poveri si salvano solo col sostegno della Regione

Concordi l'assessore e la Cgil: spesa necessaria e da riqualificare

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Meno soldi in tasca e più debiti da pagare e la povertà continua a entrare nelle case dei sardi, ogni anno di più. L'ultima fotografia l'ha scattata la Cgil, nel libro “I fragili equilibri”, la storia di un'Isola che sarebbe già affondata, se la Regione non destinasse una fetta importante del proprio bilancio per dare pane e speranza. Un welfare, questo, che nel 2012 vale già 13 milioni. Ma la giunta Cappellacci arriverà ancora una volta, a fine anno, a spenderne 30.
LE CIFRE Di certo, lo scorso anno il 21,1% dei sardi ha vissuto con meno di mille euro al mese. Vuol dire che la povertà è cresciuta di tre punti percentuali rispetto all'anno precedente. Tanto che la spesa delle famiglie si è contratta, fermandosi nel 2010 a 1.381 euro ogni trenta giorni. E sono stati altri dieci punti persi in confronto al 2007. In aumento pure l'indebitamento: il 52,5% dei sardi ha dovuto fare i conti con finanziarie e mutui bancari, debiti a cui il 3,4% delle famiglie ha destinato oltre un terzo del proprio reddito (così nel 2009). Non solo: nel 2005 appena l'1% della popolazione che aveva contratto un mutuo, pagava la rata in ritardo. Nel 2009 i morosi sono quasi triplicati, arrivando al 2,8 per cento. Si aggiunga che nel 2010 quasi la metà (46,6 per cento) non sarebbe stata in grado di fronteggiare una spesa imprevista di 800 euro.
TUTTO NERO Da fame sono pure le pensioni: in Sardegna gli istituti di previdenza ne erogano 470.941, per un importo medio mensile di 670 euro. A stare peggio di tutti sono i sardi che prendono l'assegno sociale, pari a 356 euro.
L'ASSESSORE Ieri Simona De Francisci ha chiuso il convegno della Cgil dedicato alle povertà. La titolare delle Politiche sociali ha detto: «Condivido l'intervento della dirigente sindacale Vera Lamonica, perché in fatto di welfare la nostra Isola ha saputo sfruttare la propria specialità, attuando quasi una sovranità nel dare un supporto ai cittadini». Quindi la sottolineatura: «La nostra sfida non è far scivolare l'assistenza in assistenzialismo, semmai trasformarla in sussidiarietà. Significa creare le condizioni perché sempre più sardi possano camminare con le proprie gambe».
I DATI DELLA REGIONE Roberto Abis, direttore generale delle Politiche sociali, ha fatto il punto sulla spesa del quadriennio 2009-2012. E su quei numeri è tornata l'assessore: «Se non ci fossero i vincoli imposti dal Patto di stabilità, pure quest'anno avremmo investito 300 milioni per contrastare le povertà, promuovere l'inclusione lavorativa, sostenere famiglie e genitorialità, ma anche le persone non autosufficienti. La Cgil non sbaglia quando sostiene che le risorse della Regione hanno evitato il collasso del fragile tessuto isolano. Abbiamo destinato somme importanti anche a oratori, consultori e ai centri anti-violenza per le donne».
LA CGIL “I fragili equilibri” è un libro scritto da Remo Siza, ed Enzo Costa, numero uno del sindacato sardo, premette: «Non possiamo pensare di governare le emergenze senza conoscere a fondo dinamiche e processi». Poi il segretario si rivolge alla Regione: «Dai numeri emerge che nell'Isola la spesa sociale non solo è rilevante, ma anche di qualità. Tuttavia, i tagli decisi dall'esecutivo nazionale impongono una razionalizzazione delle risorse. Noi vogliamo contribuire a qualificare i fondi del welfare, per questo suggeriamo alla Giunta di cambiare metodo: non più finanziamenti calati dall'alto, ma somme erogate in base alle richieste dei Comuni. Ci rivolgiamo pure al presidente dell'Anci Cristiano Erriu (presente ieri), perché sulle povertà venga aperto il confronto con gli enti locali. Bisogna avviare la contrattazione territoriale per far emergere i problemi».
Alessandra Carta

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