Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

La nuova sardegna. Il governo boccia la legge sui precari

Ricorso contro le norme regionali su Csl e Cesil, centinaia senza lavoro. Sel: «Stato ingiusto, Cappellacci incapace»

Condividi su:

di Filippo Peretti

CAGLIARI Le manifestazioni dei precari dei Centri servizi per il lavoro, dei Centri servizi per l’inserimento lavorativo e delle Agenzie di sviluppo locale? Tutto da rifare. Il 31 dicembre centinaia di giovani perderanno il posto e la Sardegna, unica Regione in Italia, rimarrà senza questi uffici. Il Consiglio dei ministri ha infatti presentato ricorso alla Corte costituzionale contro la legge che finanziava gli enti locali per la gestione dei servizi. Secondo Palazzo Chigi ci sono violazioni della Costituzione in quanto la Regione non ha applicato la norma nazionale per le Regioni ordinarie che ha imposto di tagliare i fondi del 50 per cento sin dal 2010 per l’utilizzo di personale a tempo determinato. Le disposizioni, secondo il governo, vanno applicate anche dalle Regioni speciali per il principio di coordinamento della finanza pubblica. Ora si pronuncerà la Corte. Palazzo Chigi sostiene che sono state inutili le modifiche di legge introdotte dal Consiglio regionale dopo precedenti pareri di incostituzionalità da parte delle stessa Consulta. Ieri la giunta di Ugo Cappellacci non ha stranamente commentato la decisione romana: di solito non perde occasione di scagliarsi contro il governo. Ci ha pensato, però, il capogruppo di Sel, Luciano Uras, il quale si è impegnato in prima persona nell’elaborazione del testo di legge, come capita sempre quando ci si occupa di lavoro (per ragioni politiche e competenze professionali). «E’ inutile resistere – ha detto – ora basta, Cappellacci si dimetta subito in modo che in Sardegna si possa votare assieme a Lazio, Lombardia e Molise». Infatti«c’è – ha spiegato Uras – una responsabilità grave delle giunte di questa e della precedente legislatura che, in violazione delle norme, hanno inteso non applicare la legge regionale sui servizi e le politiche del lavoro approvata nel 2005, sette anni fa. Ed è per questo che si opera con personale precario da quasi otto anni». E’ questa la ragione per cui «dipendenti qualificati, selezionati con procedure pubbliche, che hanno maturato una importante esperienza a servizio di chi cerca lavoro, di chi vuole avviare una micro impresa, contribuire alla difficile situazione occupazionale della Sardegna» ora devono andare tutti a casa perché, al momento, è anche impossibile fare i concorsi». C’è un’altra constatazione amara. «La Sardegna – ha affermato il capogruppo di Sel, che è anche presidente della commissione speciale sull’attuazione delle leggi – ha un tasso di disoccupazione da terra arretrata, a due cifre, con un giovane su due disoccupato, una donna su tre senza lavoro, un sistema produttivo al disastro, non può avere gli stessi servizi. Sarebbe bastato dire al ministro di turno che c’erano urgenze organizzative dell’amministrazione locale, perché, a differenza delle altri parti d’Italia, qui le Province sono state soppresse dai referendum, non possono provvedere a un’organizzazione stabile delle loro competenze, sono oggetto di riorganizzazione e se non si provvede in via transitoria, i servizi saranno soppressi e i sardi saranno condannati a essere cittadini di serie B». Quindi «Cappellacci si dimetta per manifesta incapacità, la Sardegna ha bisogno di un’assemblea che resista alle arroganze centraliste dei governi».

Condividi su:

Seguici su Facebook