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L'unione sarda. Tattoo e piercing sotto la gonna d'orbace

I gruppi folk della Sardegna rianimati dalle nuove generazioni

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Il tatuaggio, una chiave di sol con ballerina che spunta dietro il collo, non lo si nota neanche coperto com'è dal candido fazzoletto che scende fino a sfiorare le spalle. «Adesso, appena divento maggiorenne, me ne faccio uno sul braccio», ride Francesca Usai, 17 anni, di Nuoro , mentre raggiunge, scortata da mamma Rosa Maria, lo spicchio d'ombra vicino alla cattedrale dove l'attendono le amiche del gruppo di ballo. Qui la loro maestra Etta Nuvoli passa in rassegna le ragazze una per una, mentre una frotta di turisti armati di telefonino, iPad e macchine fotografiche piombano come mosche per immortalare le bellezze di Nuoro ammantate di seta e d'orbace.
Alle tre e un quarto del pomeriggio, in piazza Santa Maria una lieve brezzolina stemperava la calura e dava sollievo alle signorine intabarrate nei loro abiti preziosi e ai ragazzi zavorrati di pelli. Era qui, ieri, il punto di partenza della settantina di gruppi folk (tremila figuranti) arrivati da tutta la Sardegna per la sfilata del Redentore, edizione numero 113.
Il via alle 16, e mentre i primi gruppi incedevano in via Tola e cominciavano a danzare ripresi dalle telecamere di Videolina che ha mandato in diretta l'evento, nella piazza della cattedrale le ragazze di Borore cominciavano a mettersi in fila. Mara Manca, 16 anni, studentessa dello Scientifico di Macomer, come tutte le sue amiche del gruppo folk “Domenicheddu Medde” indossa l'abito da vedova di panno e broccato color vinaccia. «È mio, l'ho fatto confezionare apposta», racconta. È anche grazie a lei, alla coetanea Simona Salaris e a tutti gli altri ragazzi del sodalizio se a Borore la tradizione resiste. «Il gruppo è nato praticamente cinque anni fa col minifolk - racconta Mara -. Ora che siamo più grandi, eccoci qui. È una passione, certo. Indossiamo il costume del nostro paese e balliamo nelle piazze di tutta la Sardegna». È la generazione che ama il ballo sardo e ama pure l'hip hop. «La musica mi piace tutta», sorride sistemandosi lo scialle con un gesto che mette in risalto le unghie tinte di blu. Splendide, a dirla tutta, con i colori dell'abito da vedova.
C'è una grazia speciale in queste ragazze che indossano la gonna d'orbace e amano tatuaggi, piercing e french manicure. Trame che odorano di canfora possono talvolta conciliarsi a meraviglia con l'estetica della generazione dei nativi digitali. La leva che salverà la tradizione. «Anche nel mio gruppo ci sono tanti giovanissimi», racconta Maria Piras, 17 anni, studentessa di Siniscola . Lei frequenta il sodalizio di ballo da un paio d'anni, ama indossare il costume del paese («l'ho preso in prestito, un giorno ne avrò uno tutto mio») e adora il rap di Salmo.
Azzurra Tani, invece, preferisce Rihanna e i Coldplay. Sedici anni, di Sant'Antioco , è da quando era alle Medie che si divide tra scuola, compiti, pallavolo e ballo sardo. «È una passione», sintetizza. Una passione che sta contagiando anche l'amica Giulia Caredda, 17 anni, che si ripromette di imparare tutti i passi di danza. «Per adesso - racconta - mi limito a sfilare alle manifestazione come il Redentore. Mi piace troppo indossare l'abito del mio paese».
È anche l'orgoglio di Tamara Sanna, 16 anni, di Oliena , studentessa dello Scientifico di Nuoro. «Porto l'abito da sposa di mia nonna Natalia - racconta -. È questo che piace, a noi ragazzi. L'essere parte di una storia, della cultura del paese e di quella familiare». È quel che pensa anche Valentina Soddu, 19 anni e il sogno di diventare infermiera. Indossa l'abito della suocera, sfila col fidanzato Giacomo Putzu, 24 anni, e col gruppo di Teti fondato poco più di un lustro fa da questi ragazzi e dai loro amici. «È giusto custodire e tramandare le tradizioni. Un giorno - confidano i due futuri sposi - speriamo che anche i nostri figli coltivino questa passione».
Anche a Macomer , racconta Gianni Senes, 60 anni, fondatore nel '95 del gruppo “Santa Barbara”, «i giovani si stanno avvicinando al folk, e pure parecchi». Lui è uno che danza fin da ragazzino, e difatti è con un giro di ballo tondo che ha conosciuto Antonella, colei che nel '78 è diventata sua moglie. «Ci sono stati periodi in cui i giovani snobbavano la tradizione. Ora - sottolinea - possiamo ben sperare: da noi ne sono arrivati una ventina». Invece a Quartu Sant'Elena non hanno mai avuto tempi di magra. «Da noi - racconta Lucio Carboni di “Su Idanu” - c'è sempre stato un ricambio». A Teulada , invece, il gruppo di ballo si è ricostituito solo un paio di anni fa. «Prima ci si limitava solo a sfilare alle sagre e alle processioni - racconta Carla Cuccu, 21 anni -. Ora siamo tutti giovani». Una passione dell'intera famiglia, in casa di Francesca Soro, 17 anni, di Telti , centro vicino a Olbia. «Ho cominciato nel 2003, nel minifolk. Per me - confida - è una grande passione». Indossa lu istiri di muta , l'antico abito della festa, regalatole dalla madrina Anna Maria Giagheddu, 32 anni, fondatrice del gruppo.
Anche i ragazzi di Isili si preparano a sfilare. Nicola Schirru, 16 anni, studente del Geometri, è un appassionato di reggae, nonché di canto a tenore, cori polifonici, Tazenda. Come la compaesana Arianna Melis, 25 anni, una laurea in Scienze politiche. «Il cd di musica sarda non manca mai in macchina», rivela lei che in prima elementare ha imparato i balli tradizionali del suo paese. Nicola, invece, è un anno che ha cominciato. «E adesso - dice - non mi fermo più».
Piera Serusi

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