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L'unione sarda. Briatore e la ricetta per l'Isola: più turismo, basta soldi al Sulcis

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di LUCA TELESE
Suscitando non poco stupore, si è inserito nella polemica dell'estate sugli “scontrini d'oro”, attaccando i suoi “colleghi” sardi che alzano i conti delle consumazioni: «Sono pazzi, così ammazzano l'isola!». Ma in questa intervista Flavio Briatore si spinge più in là, spiegando perché secondo lui il sistema Sardegna è al collasso, dicendo cose che faranno arrabbiare i minatori del Sulcis, e spiazzando anche sul suo amico Silvio Berlusconi, a cui offre un consiglio sorprendente: «Deve rinunciare alle elezioni anticipate».
Briatore, i suoi tweet sono sorprendenti...
«E perché mai?».
Lo ammetta, il fatto che nella polemica sulle consumazioni lei assuma una posizione “pauperista” è strano...
«Macché pauperista, è buonsenso. Il caffè in piedi a otto euro è un crimine, roba che fa scappare i turisti in un altro continente».
Addirittura?
«Se non ci diamo una calmata sui prezzi, in Sardegna non verrà più nessuno».
Però il Billionaire non ha mica le tariffe di una mensa economica.
«Balle: sulle tariffe sono pronto a ogni sfida».
Facciamo degli esempi?
«Facilissimo: al Billionaire un drink costa quindici euro. L'ingresso più drink costa trenta euro. Non è beneficenza, solo intelligenza».
A Ferragosto però i prezzi salgono per tutti...
«Solo in quella settimana abbiamo fatto questa tariffa: ingresso più drink cinquanta euro. Ma per un mese a luglio facevamo entrare i ragazzi gratis».
Il Giornale ha scritto: in un sistema liberale, ognuno mette i prezzi che vuole. Non è liberale, lei?
«Ma dico, scherziamo? Con questo criterio, capita quel che è successo a me due anni fa: sette persone a cena, duemila euro di conto».
E come è andata a finire?
«Ho messo il conto in mano a un avvocato. Poi in Italia a giudizio non si arriva mai».
Secondo lei sono i prezzi che ammazzano il turismo sardo?
«No, sono solo la punta dell'iceberg».
E sotto la punta che c'è?
«Bisogna riflettere su questo: in Sardegna noi imprenditori lottiamo contro un monopolio via mare e uno via cielo. Per sbarcare si paga il 40-50% in più, siamo fuori dal mercato».
Esempio?
«Io lavoro anche a Ibiza: arrivarci da Londra ad agosto costa meno della metà di arrivare a Olbia o Alghero da Roma. È chiaro che a Ferragosto se alzi i prezzi la gente si fa rapinare, ma poi fugge un mese prima».
Cosa è che costa troppo?
«Tutto: il viaggio, i servizi, che poi non ci sono, persino i taxi. Mi dicono: “Con gli stessi soldi in Spagna faccio dieci giorni in più”. Purtroppo è vero».
Quali sono i servizi che mancano?
«In Costa Smeralda, se piove non puoi fare nulla: non c'è una passeggiata, un parco giochi, un parco d'acqua, non c'è niente».
Altro esempio?
«Solo in Sardegna puoi vendere gli ombrelloni ma non puoi costruire i bagni: al Rocca Ruja, come dappertutto, se devi fare pipì o vai in albergo o la fai in mare».
Adesso sono arrivati gli emiri del Qatar, come li vede?
«Prima di loro sono arrivati gli americani e per quattordici anni li hanno stangati. Se gli arabi vedono che le cose funzionano la Sardegna avrà un grande partner».
Altrimenti?
«Scappano via e ci vediamo tra quarant'anni: l'indecisionismo porta all'esasperazione».
Quest'anno cosa è successo?»
«I grandi sardi adottivi, dai Della Valle ai Tronchetti, sono tutti a Ibiza».
Perché non possono pagare i caffè d'oro?
«Perché la gente va dove c'è gente: è una vecchia legge. A Ibiza atterrano 45 compagnie aeree, in Sardegna teoricamente 9, e in realtà solo due».
Gli arabi che possono fare?
«Se vogliono portano tre compagnie aeree con uno schiocco di dita. Ma bisogna investire bene, e potenziare servizi e infrastrutture: pensi ai soldi che la Regione ha buttato via per il Sulcis».
Vuole che la vengano a cercare a casa gli operai dell'Alcoa?
«Il Sulcis è bellissimo, ma per il turismo, non per finanziare aziende senza futuro o il carbone allo zolfo».
Lei chiuderebbe le miniere Carbosulcis?
«Userei quei soldi per fare altre cose. Ancora adesso i grandi yacht temono che la Sardegna sia nemica del lusso».
La tassa di Soru non c'è più.
«Perché è stata dichiarata incostituzionale. Soru mi dovrebbe ridare i soldi indietro».
I ricconi non potevano permettersela?
«È un modo sbagliato di porre il problema: una barca da settanta metri porta più consumi di una villa: ha venti persone solo di equipaggio».
Ma davvero si sono spaventati per cento euro?
«Anche per la burocrazia. Non si sapeva nemmeno dove pagarla».
Le sta sulle scatole Soru, ma ha difeso il viaggio in a Dubai di Cappellacci.
«Conosco quelli che ha visitato: sono grandi investitori potenziali che sarebbe prezioso portare in Sardegna. Ma io non sono pro o contro Cappellacci. Sono per andare a caccia di soldi ovunque».
Al suo amico Berlusconi cosa consiglia?
«Provo solidarietà pazzesca dal punto di vista umano: mi dispiace non molto, moltissimo. Ma penso quello che pensano tutti: votare ora è un gran casino. La gente fatica ad arrivare a fine mese. Si incazzerebbe».
A lei piace questo governo?
«No, tutto viene rimandato. Dopo un anno di campagna elettorale, abbiamo lo stesso Presidente della Repubblica e la stessa maggioranza. È folle».
La crisi è arrivata al Billionaire?
«Se nel 2006 fatturavo 8 milioni di euro adesso faccio la metà».
Gasparri ha lanciato la parola d'ordine: “Si può morire per Berlusconi, non per il Twiga”.
«Da italiano direi che è patetica. Per il Twiga è una pubblicità enorme: come quando facevano il summit a Reykjavik e tutti scoprivano dov'è l'Islanda. Io per la Sardegna ho un'idea».
E la dice solo ora?
«Ne parlavo con Cappellacci poco tempo fa: dare alle barche una bandiera sarda speciale, come quella delle Cayman, in cambio di benefici fiscali, tasse, Iva agevolata».
E cosa accadrebbe?
«Quello che accade in Costa azzurra, dove non riesci a gettare l'ancora per quante barche ci sono».

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