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L'unione sarda. Consulenze pilotate, assunzioni di parenti ed elezioni a Iglesias

IL RETROSCENA. Esposti anonimi

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Gli esposti anonimi sono quattro, le inchieste penali due. Ma, gira e rigira, la vicenda è la stessa e ruota attorno al sindacalista Uil Marco Tuveri, soprannominato Ciancimino, e su una lunga serie di pasticci che accadrebbero all'interno dell'Igea, importante serbatoio di voti elettorali da convogliare verso l'Udc.
Le indagini sono a buon punto, anche perché gli anonimi hanno trovato riscontro in testimonianze e perfino filmati. E svelano una storia dai mille rivoli che comincia coi posti di lavoro promessi in cambio del voto per Marco Zanda di Nebida (Udc) alle elezioni comunali di Iglesias dello scorso 27 maggio: stando all'informatissimo anonimo la candidatura sarebbe servita al solo scopo di contare i voti che Tuveri è capace di raccogliere in vista delle regionali 2014. Ma non solo: la vicenda coinvolge con un ruolo non secondario Daniela Tidu, indicata come amante di Tuveri, assunta a tempo indeterminato al Parco geominerario. «Una ragazza di vent'anni più giovane di Tuveri talmente fortunata», scrivono i sedicenti Controllori del territorio minerario , «da avere due incarichi: fino a due anni fa lavorava in un'impresa di pulizie, ora è segretaria di direzione co.co.pro. (4 ore al giorno) all'Igea e, per altre 36 ore alla settimana, è la segretaria del commissario del Parco. «Come fa a lavorare così tanto? Non vorremmo pensare che in Igea non ci passi mai, anzi ne siamo certi». Lavorano all'Igea anche alcuni familiari della donna e di Tuveri.
Entrambi ieri hanno subìto la perquisizione delle rispettive abitazioni ma non è chiaro se anche la donna sia indagata. È certo però che l'inchiesta dovrà chiarire se davvero abbia ottenuto in comodato d'uso, attraverso l'amico sindacalista, un sito minerario pubblico a Nebida (la Galleria Chessa), ora attribuito a parcheggio privato della Tidu che ha potuto anche ampliare la sua vecchia casa.
Gli esposti dai quali è partita la doppia inchiesta non sembrano scritti della stessa mano anche se raccontano gli stessi fatti: quello firmato dai Lavoratori Igea si premura di spiegare l'anonimato col rischio di «essere messi alla porta o subire rappresaglie». E comunque: la gestione dell'Igea (presieduto da Giovanni Battista Zurru) sarebbe di fatto nelle mani di Marco Tuveri. «Tutti sanno tutto», dicono i lavoratori, a cominciare dal furto di gasolio nei cantieri. «Il carburante viene portato a Masua e lì avviene la divisione e la vendita illecita a prezzo scontato». Ci sarebbe anche una compravendita di attrezzature e macchine operatrici dell'Igea ancora utilizzabili.
E poi c'è il capitolo legato alla gestione degli appalti: quelli al di sotto dei ventimila euro, che non necessitano di una gara pubblica, sarebbero pilotati da Tuveri. Il sindacalista avrebbe consegnato alla Tidu la password per entrare nel sistema e dunque, attraverso l'amica, controllorebbe tutto. Anche le consulenze esterne sarebbero pilotate, i lavoratori ne indicano una del luglio 2012 come esempio: l'Igea aveva bisogno della prestazione di un professionista, l'8 luglio era arrivata un'offerta da 28mila euro, il 9 luglio una da ventimila, il 10 luglio la terza da 19.600. Aggiudicata. Il vincitore? «Il nipote del presidente».
Ma l'inchiesta non si ferma a questo: il nucleo regionale del Corpo forestale è andato a guardare le carte sulla costituzione del consorzio Tea (territorio, energia e ambiente) formato da Società servizi globali e Igea, presieduto da Pinello Cossu. Si tratta dello zio di Antonella Pau, la donna di Flavio Carboni, di recente coinvolto nell'inchiesta sulla P3.
M. Francesca Chiappe

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