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L'unione sarda. «Non mi aspettavo di tornare in carcere»

Graziano Mesina saluta Paolo Fresu dopo il concerto e il seminario jazz a Badu 'e Carros

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«E chi se lo aspettava che sarei tornato qua dopo tanto tempo». Graziano Mesina, chiede il permesso di salutare e fare i complimenti al trombettista Paolo Fresu che si è appena esibito con il pianista Roberto Cipelli, nell'ormai classico concerto in carcere (accade da ben otto anni) dei Seminari Nuoro Jazz. Alla domanda se avesse mai pensato di tornare dentro fa spallucce e ribadisce, «no, non me lo sarei mai aspettato». A chi lo saluta e gli chiede notizie dice di stare bene. Giusto due parole prima che la direttrice del penitenziario, Carla Ciavarella, lo inviti cortesemente, «Vada signor Mesina, prego», a ritornare nelle celle assieme agli altri detenuti della S3 (alta vigilanza).
GRAZIANEDDU APPLAUDE Ieri pomeriggio nella chiesetta del penitenziario per un centinaio di reclusi (ci sono quelli dell'alta sorveglianza, i comuni e otto donne della sezione femminile) l'ora d'aria ha il sapore di evasione e di jazz. Anche Mesina, 71 anni, maglietta verde e jeans, tornato in carcere lo scorso 10 giugno per associazione a delinquere, ascolta divertito seduto accanto al compaesano Antonio Marini, l'intero concerto. Un momento apprezzato e atteso che, come sempre, spezza, seppure per poco, la monotonia del carcere. Ritmi sempre uguali e per molti solitudine e tristezza. La musica invece è gioia e anche ieri riesce a fare breccia tra quei particolari spettatori che applaudono con entusiasmo, quasi da curva da stadio, in alcune occasione della performance.
DULCIS IN FUNDO Fresu, direttore dimissionario dei seminari jazz, che lascia il testimone dei corsi al pianista Cipelli, ieri con lui in carcere, presenta i brani, ad uno ad uno. Riservando la sorpresa per la chiusura, quando una struggente versione jazz di No potho reposare , accarezza piena di dolcezza i presenti. Tanto che il pezzo su richiesta verrà risuonato nel finale per il classico bis. Mentre depone la sua tromba nella sua inseparabile borsa di pelle il musicista di Berchidda commenta soddisfatto il piccolo concerto, sempre ricco però di emozioni. «Mi è sembrato sia andata bene. Meglio di altre volte, ho avvertito un coinvolgimento che naturalmente ci fa piacere. Peccato però per l'infelice acustica della cappella. Spero l'anno prossimoin uno spazio più adatto dove musica e parole possano arrivare in maniera chiara e senza distorsioni».
IL MONSIGNORE A concerto iniziato fa il suo ingresso con discrezione il vescovo di Nuoro Mosè Marcia, accompagnato dal cappellano del carcere don Giampaolo Muresu che si accomoda nei primi banchi accanto al giudice di sorveglianza Adriana Carta. Lo stesso alto prelato si ferma a salutare i detenuti consegnando loro una parola di conforto. Frasi che giungono come un bene prezioso in un luogo dove sono spesso le maniere spicciole e gli ordini perentori a dettare i tempi della quotidianeità. «Bisogna guardare avanti. Qui nel carcere così nella vita», sottolinea il pastore stringendo la mano ad alcuni ragazzi, che guadagnano le scale con un sorriso.
Luca Urgu

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