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L'unione sarda. Ferie pagate e sprechi, i misteri di un bilancio bocciato dalla Regione

Presentati rilievi sui conti dell'azienda mineraria

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La lente d'ingrandimento della Procura sull'Igea è soltanto l'ultimo atto. A livello politico, sul versante della Regione, è da due mesi che c'è fermento. Cioè da quando l'assessorato all'Industria ha bloccato il bilancio dell'ente incaricato di effettuare le bonifiche minerarie in Sardegna.
PALETTI «Gli uffici hanno rilevato alcune incongruenze», dice l'assessore Antonello Liori. «Per questo abbiamo presentato osservazioni, chiedendo tutta una serie di modifiche per poterlo approvare». Sono seguiti incontri con i vertici dell'Igea e, addirittura, una lettera di dimissioni che sarebbe stata presentata dal presidente Giovanni Battista “Bista” Zurru, cavallo di razza della Dc, più volte assessore e consigliere regionale oggi in auge nel sottobosco del potere sardo sotto la Vela dell'Udc di Giorgio Oppi. Dimissioni poi respinte da Villa Devoto. Liori cita due voci che non sarebbero state accolte dagli uffici, ma la lista sembra ben più lunga: «Nel 2012 sono state dichiarate spese di rappresentanza per 15 mila euro», dice l'assessore. «Tutto lo staff del mio assessorato, giusto per avere un metro di paragone, arriva a 3 mila euro. E poi le ferie pagate, perché non godute, ai dipendenti fino a un totale di 850 mila euro. Direi che le ferie si fanno, così dice la legge».
OSSERVAZIONI Fin qui alcuni rilievi della Regione, su cui ricade comunque l'onere di 259 dipendenti, fra cui 3 dirigenti, 102 tra quadri e impiegati e 154 operai. In sostanza, per ogni operaio al lavoro nelle bonifiche c'è un impiegato negli uffici: «Nel 2012», prosegue l'assessore, «l'ente ha dichiarato un costo del personale per 12 milioni 621 mila euro». Liori solleva un altro aspetto: «La verità è che da quando Igea è stata trasformata in società in house, le regole sono cambiate. Per i lavori dell'ente valgono le regole degli appalti: cioè, dopo l'affidamento, gli interventi vengono pagati per stati di avanzamento. È finita l'epoca in cui la Regione a fine anno interveniva, anche se i lavori non erano terminati, per ripianare eventuali perdite. Per il 2012, comunque, l'assessorato all'Industria ha già erogato all'Igea 10 milioni per azioni rendicontate, senza contare la parte relativa all'assessorato all'Ambiente».
BUFERA In sostanza, sono cambiate le regole e occorre adeguarsi anche in enti col tempo diventati carrozzoni che la Regione non può più sostenere. Come l'Igea, nata nel 1998 dopo la liquidazione dell'Ente minerario sardo (Emsa), a sua volta formato nel 1993 per favorire l'azzeramento dell'attività mineraria e la riconversione economica dell'Isola, in particolare del Sulcis. La controllata regionale avrebbe dovuto provvedere a interventi geoambientali e alla bonifica del territorio compromesso dall'attività estrattiva. Dopo la messa in sicurezza, quel patrimonio si sarebbe dovuto valorizzare in un'ottica di sviluppo. Nel Sulcis, ad esempio, sarebbe dovuto entrare in campo il personale del Parco geominerario, ma questo “gioco di squadra” sarebbe riuscito solo in parte.
SINDACATO «Come in parte si è svolta l'attività principale dell'ente nelle sessanta concessioni minerarie da dismettere», dice Fabio Enne, segretario regionale della Cisl con delega per l'Industria. «Le professionalità dell'Igea, trasformata in società in house, sarebbero dovute tornare utili, nei propositi, anche per realizzare grandi opere civili e per gareggiare nei grandi appalti europei e mondiali. Le cattive gestioni aziendali e politiche non hanno di certo favorito questa trasformazione, che a nostro avviso ha determinato in sé uno spreco». Enne prova comunque a essere ottimista: «Con un progetto serio, ripartendo dal suo ruolo originario, Igea può rimanere viva ed essere produttiva».
Lorenzo Piras

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