Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. La doppia preferenza affondata un'altra volta dal voto segreto

Cancellato il divieto a candidarsi del presidente dimissionario

Condividi su:

Si consuma in qualche minuto la possibilità di reintrodurre la doppia preferenza di genere nella legge elettorale sarda. La durata di una votazione (a scrutinio segreto) del Consiglio regionale che, ieri mattina, ha bocciato (45 contrari e 21 favorevoli) l'emendamento che avrebbe permesso di discutere altre modifiche al testo, tra cui la doppia preferenza. La bocciatura ha dato il via a una serie di polemiche e critiche. In tanti parlano di «occasione persa» e di «legge vergognosa», anche se alla fine l'Aula, tranne 5 consiglieri contrari e 7 astenuti, ha votato compatta per l'abolizione dell'incandidabilità del presidente dimissionario: motivo per cui il Governo aveva impugnato la legge elettorale.
L'EMENDAMENTO L'ultima speranza di inserire la doppia preferenza è svanita con la bocciatura dell'emendamento, presentato da Adriano Salis (Misto), per cambiare il titolo alla proposta di legge presentata da Ignazio Artizzu (Fli): da “Abrogazione del comma 3 dell'articolo 22 della legge statutaria elettorale” in “Modifiche alla legge statutaria elettorale”. Lo scrutinio segreto, richiesto da Mario Diana (Sardegna è già domani), ha bocciato questa eventualità.
LE DONNE Unanime la condanna da parte delle rappresentanti femminili. Claudia Zuncheddu (Sardigna Libera), lamenta che «non è possibile votare sempre il meno peggio. Questa legge è nata per discriminare i piccoli partiti». Dure anche le donne del Pdl, Lina Lunesu, Rosanna Floris e Gabriella Greco che giudicano «monca» la nuova legge elettorale sebbene «sia migliore rispetto alla precedente. Avremmo voluto, però, che venisse perfezionata la possibilità di incrementare il numero delle donne elette». Il deputato del Pd, Caterina Pes, ribadisce «l'occasione mancata» ed evidenzia «la farsa del voto segreto». La coordinatrice provinciale delle Donne Idv, Tiziana Mori, si sofferma su un'altra questione: «L'ingresso delle donne nelle istituzioni dovrebbe avvenire in modo spontaneo». L'eurodeputata e candidata alle primarie del centrosinistra, Francesca Barracciu dichiara: «Lottare per la doppia preferenza è una questione di civiltà e di conquista di diritti negati». Poi, impegna gli altri candidati del centrosinistra a «introdurre la doppia preferenza di genere entro i primi 100 giorni di governo e fare una giunta paritaria, come sarà la mia».
LE REAZIONI Il senso di responsabilità è stato più volte sollevato in aula in occasione dello scrutinio finale per il via libera definitivo alla legge. Dopo, però, ricomincia il coro di critiche sia per il ricorso al voto segreto, sia per la bocciatura della doppia preferenza. Il capogruppo del Pd, Giampaolo Diana accusa la maggioranza di «aver perso l'occasione per dotare la Sardegna di una legge elettorale moderna». Poi, precisa che «comunque è una buona legge, migliore della precedente». Arriva da Adriano Salis (Misto) una stilettata nei confronti del Pd per «essersi espresso sulla preferenza di genere con tiepidezza durante una delle pagine più brutte del Consiglio regionale». Sulla stessa linea i consiglieri di Sel: «La questione delle pari opportunità rimane irrisolta, in parte anche in alcune forze politiche del centrosinistra». Franco Meloni (Riformatori) durante la seduta, ha ribadito che «consentire alle donne di partecipare alle elezioni è un fatto di civiltà». Efisio Arbau (La Base), sottolinea che «attraverso il silenzio e l'anonimato del voto, si ostacola il cambiamento che la società vuole nella politica e nelle istituzioni». Infine, a difesa della legge elettorale interviene Mario Diana (Sègd): «Non permetteremo più che in quest'aula ci siano nominati o nominate».
Matteo Sau

Condividi su:

Seguici su Facebook