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L'unione sarda. La carica dei precari sardi

La Cisl denuncia: «Ormai sono centomila, il 20% della forza lavoro»

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«In Sardegna il fenomeno del precariato, fra pubblico e privato, raggiunge la preoccupante soglia del 20% sul totale degli occupati, superando abbondantemente i 100 mila lavoratori».
La denuncia è di Ignazio Ganga, segretario regionale della Cisl, che in una nota ribadisce la necessità di un confronto fra sindacato e istituzioni dopo il decreto legge varato dal Consiglio dei Ministri in materia di stabilizzazioni. «È urgente verificare al più presto con la Regione le condizioni per aprire un confronto con lo Stato», dice Ganga. «Il problema rischia di essere esplosivo».
I PRECARI L'elenco è lungo: basti pensare ai 1.980 precari impiegati fra amministrazione regionale, enti locali ed agenzie della Regione, ai 371 nei Centri servizio lavoro e Cesil, agli 850 lavoratori nel sistema dei beni culturali, delle biblioteche e degli archivi comunali, ai 250 impiegati impegnati sul benessere animale, ai non meno di 2.000 impiegati fra sanità pubblica e privata, ai 3.000 della scuola e ai 2100 dell'ente foreste. «Il provvedimento del Governo, solo nella sanità, attende a breve un'intesa fra Stato-Regioni finalizzata», spiega Ganga, «a realizzare un piano per “deprecarizzare” il sistema della salute, che conta a livello nazione 35.000 lavoratori molti dei quali in Sardegna».
IL DECRETO Si tratta, quindi, alla luce del decreto legge del 26 agosto, «di riscontrare al più presto quali e quante risorse verranno destinate a questo importante processo e su che numeri potrà contare la Sardegna per ridurre il fenomeno del lavoro flessibile», aggiunge il sindacalista. «Un fenomeno che trova una pubblica amministrazione complice e sempre più propensa ad esternalizzare quote importanti delle proprie funzioni».
LA CRISI Secondo Ganga, è urgente che le aspettative dei precari «non vengano disattese, come è già successo in passato con analoghi provvedimenti, nella consapevolezza che il processo di modernizzazione della pubblica amministrazione, sia quella in capo allo Stato che la regionale, passi per un rafforzamento del proprio capitale umano e professionale». Per la Cisl sarda «nessuna ripresa economica potrà essere attuata senza un'adeguata macchina amministrativa preposta ad accompagnare l'attesa fase di crescita e di superamento dell'attuale situazione di crisi. Dare lavoro stabile a migliaia di persone», conclude Ganga, «è un fatto di civiltà e lo è ancora di più in un contesto difficile come quello in cui la Sardegna sta vivendo».
Lanfranco Olivieri

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