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L'unione sarda. Settanta milioni in tasca

Il risparmio per i sardi dopo l'abolizione della tassa sulla casa I sindaci in trincea: «Così restiamo senza fondi, ci aiuti lo Stato»

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La scomparsa dell'Imu vale quasi settanta milioni di euro. È questo il risparmio dei sardi che dall'anno prossimo non pagheranno più la tassa sulla casa. Secondo i dati forniti dal Centro studi L'Unione Sarda, su 465 milioni versati complessivamente nel 2012 per l'imposta municipale sugli immobili, il 15% - ossia 69,4 milioni di euro, 162 euro per abitazione - è stato infatti pagato dai proprietari di prime case. «Non è una cifra enorme, ma è una voce di bilancio importante per molti piccoli comuni», commenta Cristiano Erriu, presidente regionale dell'Anci. «Per questo ci attendiamo una compensazione da parte del Governo, attraverso maggiori trasferimenti statali. Altrimenti, non riusciremo a far quadrare i conti».
IL PIANO Insomma, il governo ha deciso: l'Imu dal 2014 sparirà, nel frattempo arriverà la service tax, l'imposta sui servizi comunali, ispirata ai principi del federalismo fiscale. «Questa novità ci piace, perché nasce con il giusto spirito, secondo cui il cittadino paga in corrispondenza di un servizio ricevuto», continua Erriu. «Resta però la necessità di un chiarimento del Governo su come gli enti locali potranno recuperare quelle entrate perdute. Il gettito Imu sulle prime case è l'unico che rimane interamente ai comuni, mentre quello proveniente da attività produttive e da altri immobili - esente dall'abolizione - viene diviso con lo Stato». Duro Mauro Contini, sindaco di Quartu: «Ora tutte le responsabilità vengono scaricate ai territori. Cambia tutto e niente, se non che le tasse avranno un bel nome inglese».
GLI AFFITTI Stesso discorso per Stefano Tolu, presidente regionale di Apci, l'associazione proprietari casa e immobili: «Va bene abolire l'Imu, ma non vorremmo che ritorni sotto le vesti della service tax. Il che non cambierebbe la sostanza delle cose, cioè quella di un'imposizione insostenibile per le famiglie». Per Stefano Tolu c'è un altro problema. «L'intervento sull'Imu non riguarda le seconde case: ciò significa che la tassa continuerà a pesare sulle abitazioni in affitto e quindi sugli inquilini». A Cagliari, spiega Tolu, «su un totale di 65.717 abitazioni, circa 47.885 sono occupate dai proprietari, mentre 12.654 abitazioni sono concesse in locazione. In altre parole», puntualizza il presidente di Apci, «c'è il rischio che la domanda di abitazioni da parte di un'intera fascia intermedia di popolazione resti insoddisfatta. Occorre una svolta», avverte Tolu, «altrimenti i proprietari, come sta già succedendo, preferiranno vendere o tenersi le case vuote piuttosto che affittarle».
LE IMPRESE Ma se le famiglie tirano un sospiro di sollievo, le imprese si lamentano. Per loro l'Imu rimane. «Fra le aziende sarde c'è molta insoddisfazione», sottolinea Bruno Marras, rappresentante regionale di Rete Imprese Italia, la confederazione che raccoglie Cassartigiani, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti. «Ci aspettavamo un intervento diverso. Non un'eliminazione completa dell'Imu, ma di una sua parte, magari lasciando l'imposta sugli immobili di pregio. In questo modo, sarebbero rimaste risorse per ridurre il carico fiscale che grava sulle società».
L'ALLARME Per Marras, l'Imu sugli immobili, in gergo tecnico strumentali, delle imprese sta distruggendo le piccole imprese della Sardegna. «Un piccolissimo negozio di valore catastale di 56 mila euro nel 2012 ha dovuto pagare mediamente 850 euro di Imu, con un aumento di 480 euro, ossia un incremento medio del 132% rispetto al 2011», lamenta Marras. «Si tratta di un autentico salasso. Nei periodi di crisi», conclude il rappresentante di Rete Imprese Italia, «i tributi che pesano maggiormente sull'economia delle aziende sono quelli che prescindono dalla produzione del reddito. E di certo gli immobili non rappresentano un accumulo di patrimonio».
Lanfranco Olivieri

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