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L'unione sarda. Paese mobilitato per difendere le vecchie campane

CABRAS. Ricorso contro la sentenza

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Il caso è difficile. Capire come far suonare nuovamente le campane della chiesa di Santa Maria Assunta è peggio di un rompicapo da settimana enigmistica. Anche l'ipotesi di un ricorso è tutto in salita: la sentenza recita che il campanile ha superato la soglie di tollerabilità previsti dalla legge. Ma non solo: ci sono dei certificati medici presentati in tribunale che parlano di insonnia, tremolii e attacchi d'ansia. Ieri, nel centro polivalente di Cabras, due ore di dibattito per cercare una soluzione dopo che una sentenza ha zittito il campanile della Pieve. Più di cento persone hanno ascoltato le parole del tecnico acustico Carlo Poddi: «C'è poco da dire: il volume superava il limite tollerabile che è di 38 decibel. Le campane di Santa Maria superavano i 70. Dopo vari accorgimenti siamo scesi all'incirca a 50. Ma legge parla chiaro e se c'è qualcuno che si lamenta il giudice non può che dargli ragione».
Anche il parroco don Bruno Zucca non ha deluso le aspettative e puntuale si è presentato al centro polivalente: «Sono dalla parte delle campane», e l'applauso è d'obbligo. «Dopo le lamentele dei sei firmatari ho fatto tutto quello che potevo. Ho cercato di difenderle con delle modifiche ma la legge ha detto no». Sale sul palco il giornalista cabrarese Mario Sechi: «Sono cresciuto sotto le campane e pur di salvarle “mi seu ammacchiau” per cercare un avvocato disponibile a studiare il caso assurdo». Il legale Federico Ibba: c'è la salute di mezzo, ecco perché la vicenda è complicata. Ad oggi l'unica soluzione è accontentarsi di una registrazione sonora». A fine settembre ci sarà una fiaccolata.
Sara Pinna

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