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L'unione sarda. Imposte evase: indagato Cellino

Nel mirino la cessione di David Suazo all'Inter nel 2007

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di Andrea Manunza
Al clamoroso ribaltone che nella primavera del 2007 aveva dato vita a una mini telenovela tra le più clamorose nella storia rossoblù, con la cessione di David Suazo all'Inter pochi giorni dopo il suo passaggio al Milan, era seguito il pagamento del procuratore che alcuni anni prima aveva portato il giocatore dell'Honduras in Sardegna. Un esborso che però, secondo quanto affermato oggi dalla Procura, nascondeva un trucco contabile: il mancato pagamento dell'Ires, l'imposta sui redditi delle società, per 746 mila euro. Il reato si chiama evasione delle imposte, l'indagato è Massimo Cellino.
L'INCHIESTA Sta tutto scritto nell'atto di chiusura delle indagini inviato all'avvocato del patron rossoblù Tina Pascali, difensore nominato d'ufficio in attesa che il presidente dia l'incarico a qualcuno di sua fiducia. L'inchiesta, aperta nel gennaio 2009, è nelle mani del pubblico ministero Andrea Massidda che già in passato si è occupato di Cellino col sequestro della barca Neile e di un Range Rover, acquistati all'estero e portati in Italia senza pagare le tasse. Il pm ora è in attesa di sapere se il proprietario della squadra vorrà farsi interrogare o produrre memorie difensive, dopodiché potrebbe chiedere l'archiviazione o, come appare più probabile, il rinvio a giudizio.
IL CONTRATTO Tutto gira intorno a una somma, quella riconosciuta al procuratore argentino Pablo Betancourt, che Cellino aveva ritenuto di dover scaricare nella dichiarazione dei redditi nel 2008 e che invece l'Agenzia delle entrate ha giudicato “non inerente”, quindi non collegata all'attività della squadra di calcio, e addirittura “non documentata”, cioè inserita in contabilità senza pezza giustificativa. Inquirenti e investigatori hanno controllato il documento con entrambe le firme e l'hanno ritenuto quantomeno insufficiente: certificava l'accordo e stabiliva il compenso in 2,262 milioni di euro, ma la prova che il denaro fosse realmente stato consegnato al procuratore (che viveva fuori Italia) dove stava?, si sono chiesti. E se davvero così erano andate le cose, per il fatto che i soldi erano destinati ad andare all'estero Cellino secondo la Procura avrebbe dovuto trattenere il 30 per cento della cifra per poi versarla al Fisco. Proprio 746 mila euro. Così, ecco la contestazione: evasione delle imposte.
LA CESSIONE La vicenda Suazo era finita su tutti i giornali nazionali e anche la Procura federale aveva aperto un'inchiesta per quella “doppia cessione” al Milan e all'Inter. L'attaccante honduregno era stato promesso ai nerazzurri ma il 18 giugno 2007, al termine di un blitz notturno, il Cagliari aveva firmato l'accordo con l'amministratore delegato Adriano Galliani vendendo di fatto la punta ai rossoneri per 14 milioni di euro in contanti. Il giocatore però aveva già dato la sua parola ai Moratti ed era rimasto fermo nella sua decisione. Da Honk Kong era tornato Giovanni Branchini, che in quel periodo seguiva Suazo, ed era arrivato anche Giorgio De Giorgis, agente Fifa che curava gli interessi di Roberto Mancini, tecnico dell'Inter. Dopo le 22 del 22 giugno, al termine di una trattativa cominciata alle 16, Cellino e i nerazzurri avevano siglato il nuovo contratto e definito il passaggio dell'attaccante alla squadra dei Moratti in cambio dei quattordici milioni previsti dalla clausola rescissoria. Il Milan era rimasto a mani vuote.
LA SOCIETÀ L'operazione aveva avuto sviluppi l'anno dopo. Nel 2008 la società aveva preparato la dichiarazione dei redditi scaricando gli emolumenti riconosciuti al procuratore Betancourt. Nel gennaio successivo l'Agenzia delle entrate aveva svolto una serie di accertamenti chiedendo al Cagliari Calcio i documenti per un controllo “sul trattamento contabile e fiscale riguardante la cessione del calciatore ( Suazo ) e i compensi al giocatore e all'agente”. Gli investigatori avevano concluso sostenendo che quei costi non potevano essere scaricati. «Ma noi riteniamo sbaglino», spiega Giovanni Domenico Pinna, vice presidente della società: «Sull'aspetto tributario e amministrativo della vicenda io stesso ho preparato e discusso a giugno il ricorso davanti alla Commissione tributaria. Per noi si è trattato di un'operazione corretta, senza risvolti meritevoli di controlli ulteriori. Riteniamo l'avviso dell'accertamento assolutamente infondato e siamo in attesa della sentenza».

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