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L'unione sarda. Province, è ancora caos

Partiti divisi dopo l'ok in commissione ai quattro enti storici Pd incerto, nel Pdl Pittalis smentisce Nizzi: «Legge da approvare»

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Fatta la legge, si è trovato non l'inganno ma il cavillo, l'obiezione, il dettaglio da contestare. È destino che sulle Province la politica regionale si spacchi: subito dopo l'approvazione in commissione Autonomia della legge di riforma, dalla maggioranza sono piovuti tanti distinguo da far temere per la sorte del provvedimento in aula.
Però il capogruppo del Pdl in Consiglio regionale, Pietro Pittalis, chiarisce: «Quel testo è da approvare, anche se solo come regime transitorio». Toni che contraddicono la durezza con cui il coordinatore regionale degli azzurri, Settimo Nizzi, aveva bocciato le scelte della commissione. Ma non è che l'opposizione abbia idee più chiare: nel Pd c'è chi parla di eliminazione delle Province e chi invece rimane affezionato ai quattro territori storici.
«ELIMINARLE TUTTE» La demarcazione tra le varie posizioni, in realtà, non segue quella tra partiti e schieramenti ma semmai le collocazioni territoriali dei consiglieri. Gli eletti nelle Province nate nel 2005, e uccise a maggio dai referendum abrogativi, sono sulla linea del muoia Sansone : dove i filistei sono i vecchi enti, da abrogare per evitare che le aree di recente autonomia (Gallura, Ogliastra, Medio Campidano, Sulcis) ritornino sotto Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari.
Ma Costituzione e Statuto rendono ineliminabile il livello provinciale. Perciò il sardista Paolo Maninchedda, presidente della commissione Autonomia, ha voluto portare a casa un testo che intanto attua i referendum dimezzando le Province, e poi svuota di funzioni quelle residue, trasformandole in enti di secondo livello (eletti dai sindaci).
PDL E PD Una soluzione che Nizzi ha definito «maldestra», auspicando modifiche in aula. Ma Pittalis, pur senza polemizzare apertamente col suo leader, precisa che «il gruppo del Pdl lavorerà per approvare la legge ed evitare vuoti normativi. Ma abbiamo depositato una proposta di riforma costituzionale che elimini il riferimento alle Province dallo Statuto». Si dovrebbe così rifare da zero l'assetto delle autonomie locali dell'Isola. «Insomma, la legge votata in commissione coprirà una fase transitoria». Abbastanza in linea con la posizione dei Riformatori.
Pietro Cocco (Pd), vicepresidente della commissione Autonomia, spiega che il suo gruppo «ha votato contro la legge soprattutto per ragioni di metodo. Ma vogliamo rispettare l'esito referendario, anche andando oltre le Province: non è necessario ritornare ai territori storici». Però nel Pd c'è chi li difende: una proposta di legge di Gianvalerio Sanna ne prevede appunto quattro.
AUTONOMIE LOCALI Dubbi anche sui commissariamenti, previsti a marzo 2013. Nel Pd si vorrebbe andare fino alla scadenza naturale (2015), e forse non è un caso che quel partito abbia la gran parte dei presidenti di Provincia. L'Ups, con Roberto Deriu, su questo tema chiederà al capo dello Stato lo scioglimento del Consiglio regionale per «atti contrari alla Costituzione». E pure il Consiglio delle autonomie locali (guidato da Gianfranco Ganau) darà battaglia: «Sono state rilevate varie contrarietà - recita una nota diffusa dopo l'ultima riunione - che verranno approfondite dall'assemblea, che si riserva di presentare proposte integrative»
GLI ALTRI PARTITI «In commissione l'Udc ha votato a favore - sottolinea Antonio Pitea - però speriamo che in aula si possano trovare soluzioni non a maggioranza, ma concordate. Il tema della scadenza e del commissariamento, in effetti, è delicato». Invece Sel è, come il Pd, contraria: «Noi abbiamo un'altra proposta, che salva l'elezione diretta del presidente della Provincia e trasforma l'ente in un'assemblea di sindaci, con confini decisi dai cittadini tramite referendum comunali». Inoltre i vendoliani insistono su un altro punto: «L'area metropolitana di Cagliari, assolutamente necessaria».
Giuseppe Meloni

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