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L'unione sarda. Cappellacci: rivediamo la convenzione

Il governatore: per decenni siamo stati mortificati, lo Stato non può decidere per la Regione

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Un reale passaggio di competenze e di risorse alla Regione potrebbe innescare una efficace azione politica sui collegamenti marittimi e assicurare ai sardi il diritto alla mobilità. Il patto tra lo Stato e la Tirrenia ha messo in luce fragilità che hanno inciso sullo sviluppo economico dell'Isola. Per risolvere il problema alla radice, ci sarebbero due passaggi da compiere: «Stracciare la convenzione» e, in seconda battuta, «rottamare tutto il quadro da cui deriva. Finché gli strumenti decisionali resteranno in mano allo Stato, il rischio è che il problema si ripresenti poco tempo dopo, con una nuova convenzione o con un'altra compagnia di navigazione», avverte il presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che ieri si trovava a Vilnius, capitale della Lituania, per presiedere i lavori della XX commissione Ambiente, cambiamenti climatici ed energia (Enve) del comitato delle Regioni dell'Unione Europea. «Non possiamo restare vincolati a un contratto definito e firmato da altri. Non può essere lo Stato», precisa, «a compiere scelte sopra la testa dei sardi».
Alle polemiche innescate alcuni giorni fa sulla convenzione, si affiancano le precisazioni del governatore sardo. «La convenzione tra lo Stato e la Tirrenia non va assolutamente bene, ma questo lo diciamo già da anni: prima, durante e dopo la firma della stessa. Deve essere assolutamente rivista, ma anche questo», spiega Cappellacci, «non basterebbe perché lascerebbe la Sardegna e i sardi esposti ai capricci e all'avidità degli armatori e dei “palazzi romani” troppo compiacenti nei loro confronti». Il presidente della Regione sottolinea che è stata attivata «una ribellione senza precedenti contro un “sistema Tirrenia” che per decenni ha mortificato i diritti dei sardi e imbrigliato lo sviluppo dell'isola. Abbiamo avuto il coraggio di sfidare poteri non certo occulti, ma forti economicamente e influenti sul piano politico, tanto da poter orientare anche una parte delle critiche rivolte alla nostra azione di legittima difesa e di liberazione dei sardi da un giogo ormai antico».
Non solo parole ma una serie di azioni contribuirebbero ad avvalorare la posizione sostenuta dal governatore sardo. «La nostra opposizione è negli atti e si è svolta sia sul piano politico che su quello giurisdizionale, con risultati importanti. Abbiamo inchiodato gli armatori davanti all'antitrust per il caro traghetti e abbiamo ottenuto dalla Corte Costituzionale, sempre su ricorso della Regione», conclude Cappellacci, «il riconoscimento del fatto che in materia di continuità marittima la Sardegna deve essere parte attiva del procedimento».
Eleonora Bullegas

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