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L'unione sarda. Primarie, sessantamila firme E il Psd'Az bussa alla coalizione

Valanga di sottoscrizioni per i cinque candidati ancora in corsa

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Se 60mila elettori vi sembran pochi: alle urne valgono (in Sardegna) più o meno il 7%, per riunirli tutti insieme non basterebbe riaprire lo stadio Sant'Elia. Giusto per dare un'idea del movimento suscitato dalla raccolta firme per le primarie del centrosinistra: almeno a prestar fede ai concorrenti, sono appunto quasi 60mila i sardi che hanno sottoscritto una delle cinque candidature in campo.
VERSO IL VOTO Ieri in realtà, nella sede cagliaritana del Pd, ne sono state consegnate molte meno, visto che se ne potevano presentare da 5.000 a 5.500. Ma tutti i candidati hanno accumulato riserve più o meno ampie. Una prova di forza in vista del voto del 29 settembre, ma rivolta forse soprattutto ai partiti che, nelle scorse settimane, avevano messo in discussione le primarie: «A questo punto - dicono i cinque aspiranti leader - cade ogni dubbio sulla legittimazione popolare del voto del 29».
A riaprire le discussioni potrebbe essere la novità del Psd'Az: che sempre ieri ha scritto ai segretari della coalizione per chiedere un incontro e aprire «un confronto programmatico» per un'alleanza.
I CANDIDATI Nessuna sorpresa alla scadenza delle 20: erano attesi in quattro (Andrea Murgia aveva già consegnato i plichi venerdì) e quattro sono arrivati. Francesca Barracciu e Roberto Deriu in mattinata, il socialista Simone Atzeni nel pomeriggio. Come Gianfranco Ganau, che non ha potuto raggiungere personalmente la sede di via Emilia e ha delegato la deputata Romina Mura e il consigliere comunale di Selargius Ivan Caddeo. Confermata la rinuncia di Maurizio Piras: «Impossibile raggiungere 5mila firme senza un apparato alle spalle», ha ammesso il giovane ex Idv, che si è fermato a duemila.
I NUMERI Problemi che non hanno sfiorato Francesca Barracciu, capace di scaricare in via Emilia più di 20mila sottoscrizioni. Precisamente 24.221, rivela. Gli altri invece hanno consegnato al responsabile organizzativo Sebastiano Mazzone solo le firme necessarie a evitare la squalifica (il via libera definitivo arriverà oggi dal comitato dei garanti). Tutti però hanno fatto scorte: Ganau e Deriu dichiarano di averne circa 10mila, Simone Atzeni 9.600.
In tutto si arriva appunto grosso modo a 60mila. Già molto più dei 37mila votanti delle primarie “parlamentarie” di dicembre (limitate però al Pd), fa notare Francesca Barracciu: «Un messaggio chiaro al centrosinistra e soprattutto a chi solleva dubbi sull'opportunità delle primarie. Chiunque vincerà, avrà una legittimazione ben più forte di quella data da dieci persone chiuse in una stanza».
ALTRE IPOTESI Anche Roberto Deriu considera superati i ragionamenti su possibili candidati unitari: «Il candidato unitario sarà quello che vincerà il 29 settembre. Se altri partiti presenteranno loro nomi, anche senza firme, va bene: purché gareggino con noi». È d'accordo Gianfranco Ganau: «Niente da dire su candidati aggiuntivi, ma annullare tutto è improponibile, anche per rispetto di chi ha firmato. Alla luce di questi numeri, trovo assurde le polemiche sulla partecipazione».
«Giù le mani dalle primarie, sono perfettamente legittimate», concorda Simone Atzeni, «e nessuno si sogni di vedere come va e poi decidere: chi vincerà, sarà il candidato di tutti. Spero che voti molta più gente del previsto». Andrea Murgia invita a «non sbandierare i numeri delle firme», ma ammette che «se cinque candidati hanno raggiunto l'obiettivo è un risultato incoraggiante, significa che il popolo del centrosinistra non ha perso la speranza».
Giuseppe Meloni

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