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L'unione sarda. Saldi estivi, il bilancio è un flop

Oggi finiscono gli sconti. Confcommercio: in Sardegna calo del 7,6%

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Il commercio continua a soffrire in Sardegna. È insoddisfacente il trend, anche a fine agosto per i saldi estivi 2013, che termineranno oggi. Secondo un'analisi promossa e realizzata da Confcommercio e CdC & Partners, in Sardegna si registra, infatti, un calo medio del 7,6% rispetto allo scorso anno su base regionale, in linea con quello nazionale che si stima fra il 7 e l'8%. Nelle quattro province storiche il calo è stato omogeneo con differenze percentuali intorno a un punto: Cagliari -6,5%, Sassari -6,9%, Nuoro -8,4% e Oristano -8,3%.
L'INDAGINE Secondo l'indagine realizzato su un campione di aziende della Sardegna rappresentativo di vari settori del commercio, l'83,2% degli imprenditori intervistati si dice completamente insoddisfatto di questo andamento, malgrado le percentuali di sconto, soprattutto ad agosto siano arrivate alla soglia del 50%, soprattutto nel settore abbigliamento. Solo il 24,7% degli esercenti - è detto in una nota di Confcommercio Sardegna - dichiara un incremento degli incassi, con un acquisto medio di 107 euro per persona. Si è partiti con percentuali di saldo interessanti, dal 25-30%, e con una vasta offerta di prodotti. In fase iniziale, soprattutto nei grandi centri, c'è stato un flusso notevole, concentrato nei primi due fine settimana. Poi le vendite sono andate affievolendosi. Gli esercenti speravano in una ripresa, anche con l'arrivo di flussi turistici attesi come tradizione per il mese di agosto, ma così non è stato.
L'ASSOCIAZIONE Secondo il presidente regionale di Confcommercio, Agostino Cicalò, «si tratta dell'ennesima testimonianza della sofferenza delle famiglie e delle imprese sarde. Acquisito questo dato, occorre puntare su una proposta strutturale quale quella dei Distretti economici, la cui proposta di legge deve essere ancora vagliata dal Consiglio regionale». In sostanza si tratta di un nuovo approccio per il commercio, fatto di servizi nei centri delle città. «I Distretti economici urbani mettendo insieme le municipalità con gli operatori economici, consentono di reperire le risorse dell'Unione europea per la riqualificazione dei centri urbani. Oltre alla carenza di liquidità delle famiglie, il problema è anche migliorare l'accessibilità dei centri storici e la loro qualità urbana. In questo modo si potrà consentire agli operatori di competere con i grandi centri commerciali che sono legittimamente localizzati in periferia». Un nuovo approccio per essere più competitivi.

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