C'è un autotrasportatore di Ollolai, rovinato dai costi eccessivi delle tariffe. Altri sette, uno per provincia, hanno già messo la firma sul modulo preparato da due legali, Caterina Cubeddu del foro di Sassari e Sebastian Cocco del foro nuorese. Nei giorni scorsi i due avvocati hanno accettato l'incarico di avviare una «class action», vale a dire una richiesta di risarcimento collettivo, per il caro-traghetti. L'iniziativa è sostenuta dal consigliere regionale Efisio Arbau, fondatore del movimento civico La Base. I soldi per marche e carta bollata li ha messi di tasca sua.
Il primo passo è la formalizzazione della richiesta, il secondo l'eventuale ammissibilità decretata la giudice. Solo dopo questa decisione si potrà vedere se la richiesta avrà seguito. «L'obiettivo è duplice: ottenere il risarcimento a favore delle nostre imprese e far capire ai “baroni continentali” che è finita l'epoca dello sfruttamento del trasporto marittimo da e per la Sardegna». L'azione fa leva sulla sentenza dell'Antitrust che ha sanzionato le compagnie marittime per il cartello dei prezzi tra il 2009 e il 2011 che ha «prodotto un decremento di quasi un milione di passeggeri».
Arbau ha inoltre presentato una proposta di legge nazionale per trasferire alla Regione il controllo dei porti e per la risoluzione della convenzione con la Tirrenia, prevedendo un nuovo sistema fondato sul mercato.
«Assunto il controllo dei porti, la Regione deve necessariamente essere titolare della dotazione finanziaria prevista per gli oneri di servizio pubblico. In questo caso bisogna ottenere la risoluzione della convenzione Tirrenia-Cin. Con il soldi degli oneri di servizio gestiti dalla Regione la continuità territoriale marittima si garantisce con il mercato e la contrattazione tra la stessa Regione, le autorità portuali e coloro che vogliono usufruire dei servizi a basso costo e del contributo per passeggero o merce trasportata».