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L'unione sarda. «Una terribile disgrazia»

I parenti: la rabbia è passata, nessun odio verso Paletta

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«Non abbiamo nessun odio verso il signor Paletta e la sua famiglia. Nessun rancore, dopo il primo momento di rabbia. Purtroppo è successo, è stata una disgrazia e l'affronteremo così». Sono parole serene, pur cariche di dolore, quelle di Rina Bussu e Nicola Cadinu, la mamma e il papà di Andrea. Il pensiero fisso è per lui, ma c'è una riflessione anche per il cacciatore che ha esploso la fucilata maledetta, Franco Paletta, indagato per omicidio colposo. «Nessun odio, nessun rancore».
IL DOLORE Il giorno dopo i funerali del ragazzo morto in seguito all'incidente di caccia di domenica, la casa di Andrea, nella parte alta del quartiere Nuraghe, ai piedi del monastero delle Carmelitane, ospita i parenti più stretti. Il dolore è composto, scolpito sui volti asciugati dalle lacrime dei genitori, del fratello Francesco, dei nonni Francesco e Basilio, degli zii, delle cugine. Una grande famiglia, molto unita, pronta a darsi forza per andare avanti. Nessuna parola sull'incidente, su come sono andate le cose quella mattina di domenica nelle campagne di San Michele a Irgoli. Niente neppure sulla proposta di abolire la caccia o di tenere lontani i minorenni dalle battute. «Le polemiche non ci interessano», tengono a dire i parenti. Perché nei loro pensieri e nelle loro parole c'è soprattutto l'immagine sorridente di Andrea, quella abituale prima che la tragedia se lo portasse via.
I RICORDI «Ci vorrebbe un tempo infinito per esprimere tutti i nostri pensieri sul nostro piccolo Andrea. Le sue guance rosse e il suo sorriso solare conquistavano la simpatia di chiunque. Aveva una grande curiosità di imparare e di scoprire le cose. Da questo nascevano le sue grandi passioni». Il ricordo tenero e affettuoso ha voci alterne, sempre condivise: quelle dei genitori e del fratello, delle cugine Francesca e Carla, degli zii Giovanna e Giuseppe, della madrina Lucia che l'ha cresimato nella sala della Rianimazione, prima che Andrea volasse via. «Ci teneva a fare la cresima, aveva scelto la madrina, era già pronto. L'avrebbe fatta a febbraio. Per questo abbiamo chiesto al nostro ex parroco don Giovannino Puggioni che potesse riceverla in Rianimazione».
LE PASSIONI «Con orgoglio era diventato uno speciale ballerino del minifolk “Amici del folclore”. Aveva anche la passione per gli animali, soprattutto per il suo cucciolo Leporeddu, ma anche per i cavalli: non vedeva l'ora di poterne avere uno tutto suo». E la caccia? «Aveva chiesto al parroco di poter seguire la messa il sabato anziché la domenica perché teneva troppo ad andare in campagna col babbo e con Francesco che erano i suoi idoli. Già dal sabato preparava tutto con cura, come un grande ometto: i suoi abiti di piccolo cacciatore, la sua “taschedda” con dentro il necessario per trascorrere quella giornata inspiegabilmente speciale per lui. Ma tutta la settimana era dedicata alla mamma perché il babbo e Francesco erano al lavoro». Nelle sue giornate anche tanti momenti con i nonni, soprattutto quello paterno che abita al piano di sotto. E poi il cugino Antonio, che era suo compagno di giochi, ed Elias, il più piccolo della grande famiglia, che era spesso nella casa del Nuraghe. A lui è stata raccontata una mezza verità: Andrea si è fatto male in campagna.
SOLIDARIETÀ «Ringraziamo tutte le persone che ci sono state vicino: i primi soccorritori, cioè il 118 e i vigili del fuoco, gli operatori dei reparti di Neurochirurgia e di Rianimazione, molto attenti e sensibili, tutti i compagni di scuola e la gente comune, anche chi non ci conosce». La voce della mamma si ferma lì. E a quel punto il suo dolore, quelli del marito, del figlio e di tutti gli altri parenti tornano nella dimensione più privata.
Marilena Orunesu

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