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L'unione sarda. A Loceri c'è piazza Craxi

Cento firme sotto la petizione dell'ex segretario provinciale Psi Sabato l'inaugurazione con il secondogenito del leader socialista

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Dal nostro inviato
Simone Loi
LOCERI Nostalgia canaglia per il signore dei garofani. Loceri dedica una piazza a Bettino Craxi, il leader socialista morto latitante in Tunisia. Sulla targa verranno incise solo tre parole: Bettino Craxi, statista. Verità di fede per i suoi adepti, pura eresia per chi avrebbe scritto: pluricondannato per corruzione e finanziamento illecito ai partiti.
Il piazzale alle spalle del museo è un angolo discreto nel cuore del centro storico. Pietre scure e granito, sfumature pastello e silenzi. Una dedica di vernice nera urla stonata dalla parete, entro sabato una mano di colore ne cancellerà il ricordo.
Bobo Craxi, figlio d'arte socialista, secondogenito del leader e strenuo patrocinante per la riabilitazione paterna, presiederà quella che si annuncia come una “breve ma commossa cerimonia”. È la volontà del popolo. Cento cittadini hanno firmato la petizione presentata dall'ex segretario provinciale del Psi Gianfranco Lecca al sindaco Ivo Deiana. Ma sarebbero bastati appena venti autografi per legare il nome del paese all'ex presidente del Consiglio. Nessuno ha lanciato monetine o si è strappato i capelli. L'ex sindaco Carlo Balloi, Pd, avrebbe voluto dedicare la piazza ai Caduti di Nassiriya e all'équipe del dottor Alessandro Ricchi. Il suo successore ha rivisto i programmi. Piazza Craxi non dimora nella centrale via Roma, non ha i murales di piazza Lussu e i floridi carrubi di piazza Partigiani. È un'agorà minore per prestigio ma non per dimensioni. Ma non ditelo a Gianfranco Lecca, un uomo tutto vigne e garofano. Socialista in purezza, non ha mai ceduto alle sirene. Neppure quelle azzurre pigliatutto della golden age berlusconiana. Un craxiano anche nella annate di briciole elettorali. Ad Hammamet è stato tre anni di fila, con identica commozione. «È semplicemente il più grande statista che l'Italia abbia mai avuto. Avremo l'onore, è la prima volta in Sardegna, di dedicare un angolo del nostro paese al leader più amato di sempre». Lecca ha vissuto la stagione d'oro del Psi ed è persona riconoscente: venne nominato a capo della Usl di Lanusei dal 1986 al 1990. Nel curriculum può vantare la riorganizzazione dei servizi e l'aumento del posti-letto in ospedale.
Svanito il partito ha vissuto una sana decadenza fino all'elezione in Consiglio provinciale, nel nuovo secolo. Parla di Loceri come un giardino di consensi Psi. «Nel 1989 abbiamo ottenuto il 25,6 per cento dei voti. Nell'86, quando il sindaco Dario Pistis venne eletto consigliere provinciale, prese 700 voti. In paese la componente socialista è sempre stata importante. Hanno fatto del bene e i loceresi lo sanno». Nessuna paura di spiacevoli contestazioni, eppure i precedenti invitano alla prudenza. A Lissone, nel gennaio 2011, Stefania Craxi non riuscì a tagliare il nastro. Lanci di monetine e cori da stadio “ladri, ladri”, suggerirono una rapida ritirata in un teatro. Manifestanti, contestazioni, fuga. Un fedele remake di quanto accaduto all'hotel Raphael. Diciotto anni dopo. Proteste e raccolte di firme hanno costellato l'intitolazione di strade e piazze in tutta la Penisola. Da Milano ad Albano Laziale. Lecca è fiducioso. «Sarà una festa in cui saremo orgogliosi di presentare il candidato alle primarie del centrosinistra, il giovane Simone Atzei». Da presidente del Consiglio Craxi non ebbe occasione di visitare l'Ogliastra. Cronache popolari riferiscono un aneddoto curioso: alla fine degli anni '80 il segretario federale Virgilio Asoni, di Lanusei, stanco di non ricevere compenso per i suoi servigi (i funzionari erano pagati direttamente dal partito), fece pignorare al leader maximo il cervellone di via del Corso. Un gesto che Craxi non gradì affatto. E come lui parecchi compagni. Era la stagione del garofano.

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