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L'unione sarda. «Ha combattuto tanto»

Il padre e la madre distrutti dal dolore: «La sua non era più vita» La sorella: «Sono orgogliosa, i veri eroi fanno qualcosa di grande»

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Il libro sul comodino lasciato a metà, i cd disposti con ordine sulla mensola sopra il letto. «Amava leggere e la musica. Aveva una voce divina», Alessandra, venticinque anni, fa fatica a trattenere le lacrime. «Avrei voluto dire tante cose a mia sorella, ma sono sicura che lei le sappia già». Nella cameretta al primo piano della palazzina grigia in via Acuto 8, all'ingresso di Pirri, è tutto come l'ha lasciato Federica. Il copriletto con le margherite, le foto alle pareti, l'armadio a ponte, la libreria piena.
Lei è nella stanza accanto, sembra addormentata, serena come non è mai stata in questi anni di sofferenza. Mamma Milena piange, accarezza i piedi alla sua bambina, la osserva rassegnata, con un senso di impotenza lacerante. Alessandra ha una consapevolezza che va oltre il dolore. Questo mese discuterà la tesi, nella prima pagina la dedica alla sorella: «I veri eroi non sono quelli che vivono nei grandi e nei piccoli schermi, ma quelli che ogni giorno si alzano, lottano e fanno nella vita qualcosa di straordinario»
Papà Mario è un uomo forte, ha gli occhi lucidi, ma trattiene l'emozione: «Ho perso una figlia è un dolore immenso. È stato tremendo vederla soffrire per tre anni. È voluta morire così, le do tutte le ragioni del mondo». Dalle finestre affacciate sulla strada si vedono gli amici di Federica. Sono davanti al portone, sotto la pioggia battente, in silenzio, stretti in un dolore sordo. Dentro casa è un viavai continuo di parenti. I volti cupi, e di parlare nessuno ha molta voglia. Federica non c'è più, l'assenza della ragazza guerriera pesa come un macigno. «Era tosta anche da bambina», racconta il padre, orafo a Pirri. «È sempre stata molto combattiva, il suo motto era Tanto vinco io . Voleva battere la malattia, ma negli ultimi tre mesi ha iniziato a perdere la speranza».
Aveva un blog, Federica, dove ha messo nero su bianco il suo calvario. «Non sono mai riuscita a leggere niente. Mio marito ogni tanto mi raccontava qualcosa. Io non ce l'ho mai fatta, mi faceva troppo male», ammette la mamma col viso contratto dal dolore. Poi prende i giornali con tutte le interviste a Federica, diventata esempio di coraggio per tante persone che come lei soffrono. «Era una ragazza semplice, solare e umile. Amava scrivere, era molto colta». Alessandra ha un sogno: «Voglio mandare avanti il sito di mia sorella, so che lei desidererebbe questo».
Sulla sua pagina Facebook Federica ha più di tremilaetrecento mi piace, il volto sorridente sulla sinistra, sotto l'ultimo post datato 3 settembre: «Tre mesi e più di ospedale (non continuativi, ma più o meno siamo lì) tra alti e bassi, interventi chirurgici e tanta, troppa stanchezza. Spero di darvi buone notizie nelle prossime settimane, per ora buonanotte!». Sul suo blog il racconto del suo calvario iniziato nel 2011. «Quando la tua vita sembra andare a gonfie vele, quando hai ottenuto il lavoro desiderato da una vita, nella città che ami, quando hai degli ottimi amici e fai una vita attiva, sempre sulla cresta dell'onda tra aperitivi, musica e palestra, quando ti sembra di toccare il cielo con un dito e di poter spaccare in due il mondo con la sola forza del pensiero... ecco, è proprio in questo momento che la tua esistenza viene stravolta da una piccola parolina insignificante che inizia con la lettera C. Ho il cancro ». Federica ha combattuto con tutte le forze, ma il suo male era troppo grande. «Gli ultimi giorni è crollata psicologicamente, diceva io voglio lottare ma questo è troppo», confida il papà. «Mi diceva: Che vita sto facendo? Amava il mare, ma non ci poteva andare. Le piaceva stare con gli amici, e non poteva farlo. A trentun anni rinunciare a tutto questo è troppo».
Sara Marci

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