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L'unione sarda. No ai palliativi, l'antidoto funziona

TESTIMONIANZA. Il veterinario della Asl di Nuoro Ignazio Piras racconta l'emergenza

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Il vaccino è l'unica arma efficace per evitare la diffusione a macchia d'olio della lingua blu, il morbo che colpisce i capi ovini. C'è poi un aspetto importante su cui è necessario fare chiarezza: «questo antidoto non provoca mortalità o aborti nei capi sani». Non ha dubbi Ignazio Piras, veterinario Asl 3 Nuoro, che dal 2 luglio scorso ha visitato quasi 80 allevamenti tra Noragugume, Dualchi e Borore, dove ha vaccinato quasi 12mila capi con il siero-tipo 1 e 8. «Per sconfiggere la malattia si deve vaccinare. Tutte le alternative», sottolinea, «sono rimedi palliativi, che non servono per risolvere il problema. Nel 2011, ricordo che il bilancio era stato di 3.500 capi morti. Avere vaccinato gli ovini da luglio ha permesso di arginare la diffusione del morbo ma anche di immunizzare quelli a rischio. La malattia in certi casi era, purtroppo, già in incubazione».
L'antidoto si è dimostrato valido perché «negli allevamenti dove si è provveduto a effettuare le vaccinazioni, al ventunesimo giorno del richiamo», precisa Piras, «non sono state riscontrate situazioni di capi con sintomi in atto. Per quanto riguarda l'immunizzazione degli ovini negli allevamenti, dove la malattia era già presente, l'incidenza della mortalità è stata bassissima. Solo proseguendo la campagna di vaccinazione, dopo 4 o 5 anni, si potrà avere una popolazione ovina resistente al virus».
Il veterinario dell'Asl 3 di Nuoro chiarisce anche la questione sulle ipotetiche reazioni vaccinali, che rischiano di creare paure immotivate e infondate negli allevatori. «È bene sottolineare che ai capi sono state somministrate dosi di vaccino spento», dice Ignazio Piras, «che non hanno provocato in nessun caso reazioni, mortalità o aborti. Tra l'altro, in questo periodo non stanno neppure nascendo agnelli. I parti, di solito, sono previsti e concentrati in prevalenza verso il mese di novembre. Se si è verificato qualche aborto, non è stato scatenato da questo vaccino». Nelle greggi dove è già presente la malattia in incubazione, può capitare che questa venga anticipata. «In un periodo dove non ci sono parti», conclude Piras, «il fatto che il morbo si manifesti in anticipo può essere considerato un bene. Farebbe maggiori danni se ci fosse una “esplosione” della malattia durante il parto. In questi casi si metterebbe a rischio la nascita, la lattazione e la crescita degli agnelli».
Eleonora Bullegas

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