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L'unione sarda. Si investe meno sulle rinnovabili: -50% in un anno

INTERVENTI. Altro segnale di crisi

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Per anni hanno avuto un ruolo rilevante nella filiera delle costruzioni. A partire dallo scorso anno, però, anche gli investimenti sugli impianti energetici dalle fonti rinnovabili hanno cominciato a dare segnali di sofferenza. Per dare la misura, è sufficiente citare due cifre: nel 2011 in Sardegna sono stati spesi 1,5 miliardi di euro per le rinnovabili, un valore che superava di gran lunga quello degli investimenti residenziali che, storicamente, rappresentano il primo punto di riferimento del mercato. Lo scorso anno, invece, lo scoppio della “bolla speculativa” degli incentivi ha fatto crollare il livello degli investimenti nel settore a poco più di 870 milioni di euro, con un calo di quasi il 50%.
È comprensibile, quindi, come nella crisi dell'intera filiera delle costruzioni nell'Isola, il calo degli investimenti nelle rinnovabili abbia un peso determinante. «Si tratta di un dato che, purtroppo, non fa certo ben sperare per il 2013», spiega Francesco Porcu, segretario regionale di Cna. «La crisi ha cambiato di fatto la fisionomia del mercato, che vive una fase di forte riconfigurazione», aggiunge il segretario regionale. Rientrano in questo quadro la manutenzione del territorio, la riqualificazione urbana, interventi che mirano a rendere gli edifici sempre più efficienti dal punto di vista energetico e, soprattutto, la produzione di energia da fonti rinnovabili. «Insomma», avverte Porcu, «la situazione rischia di peggiorare ulteriormente se non verranno messe subito in campo azioni dirette ad arrestare il declino. Il tempo è quasi scaduto, il comparto da solo non può più resistere. Occorrono interventi urgenti nell'ambito di nuove scelte politiche che rimettano in moto il settore delle costruzioni in Sardegna». (ma.mad.)

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