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L'unione sarda. Nuove infezioni e rapida diffusione: cresce la paura

MEDIO CAMPIDANO. I danni

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Cresce la paura per la lingua blu che continua a diffondersi rapidamente in tutto il Medio Campidano. E la conta dei danni cresce di ora in ora. A Guspini sono ventisei i focolai della blu tongue accertati dai veterinari Asl, anche se si teme un ulteriore contagio delle aziende limitrofe. La mortalità per ora è bassa: una trentina i casi segnalati, ma sono tantissimi altri quelli infetti. «Abbiamo 400 capi ovini, una ventina dei quali colpiti e siamo sotto osservazione dell'Asl. Siamo preoccupati perché vorremmo più chiarezza nelle disposizioni sul sotterramento delle carcasse», commenta l'allevatore Roberto Tuveri. Non va assolutamente meglio a Villacidro dove si parla di 120 animali deceduti e dell'80 per cento delle aziende colpite. Tra i paesi più in difficoltà c'è senza dubbio Gonnosfanadiga con 51 aziende che ora devono fare i conti con la lingua blu, 70 allevamenti infetti e oltre 70 pecore morte. Da Rienatzu a Sibiri ormai l'epidemia è esplosa. «Tutto il territorio è colpito. Siamo rovinati», annuncia l'assessore all'agricoltura Antioco Sogus che di mestiere fa l'allevatore. «Abbiamo bisogno di aiuto dalla Regione perché non avremo solo danni immediati, ma perdite future. Gli animali che si salveranno con i trattamenti antibiotici sono deboli. È alto il rischio di aborti».
A San Gavino i focolai sono presenti in alcune greggi. È disperato l'allevatore Giuseppe Mascia: «Ho trecento capi e il contagio interessa quasi il 50 per cento del bestiame. In questi giorni sono morte cinque pecore che ho seppellito nella mia azienda, ma adesso non ho più spazi». Assicura il massimo impegno il sindaco: «Ho proposto - spiega Gianni Cruccu - all'ufficio tecnico di fare una fossa comune ed ora bisogna trovare l'area adatta».
La lingua blu non ha risparmiato la Marmilla, patria da un secolo della pecora selezionata. Allevatori e sindaci in allarme. Il Comune più colpito è Sanluri : 97 capi morti finora, 582 con sintomi sospetti, 12 i focolai. «Ho già scritto una lettera al governatore Cappellacci, la Regione deve aiutarci», ha detto il sindaco Alessandro Collu. Situazione grave anche a Gesturi , 26 capi deceduti, 113 con sintomi, 14 focolai. «Abbiamo messo a disposizione l'escavatore comunale per aiutare gli allevatori nel seppellire le pecore morte. Una mazzata per un comparto già in crisi», ha affermato il primo cittadino Gianluca Sedda. Cinque pecore morte anche a Furtei , due a Villanovafranca e una a Barumini , paese dove è iniziata la pratica selettiva negli anni venti del secolo scorso. Cinque focolai a Villamar , uno a Las Plassas , Lunamatrona e Siddi , paesi con capi solo dai sintomi sospetti.
A Serramanna in tre giorni diciotto ordinanze con le disposizioni per il seppellimento dei capi deceduti nella speranza di scongiurare il contagio. Operazione dall'esito tutt'altro che scontato visto che a Serramanna, nella sola zona di Pimpusu (al confine con Samassi e Villacidro ) gli allevamenti infetti e messi in quarantena sono otto. La blu tongue minaccia anche Samassi dove la Asl ha segnalato il decesso di alcuni capi in un ovile a “Cesarioni”.
I controlli ad Arbus hanno accertato 48 capi ovini infetti, 6 morti. Preoccupazione fra i 152 allevamenti ovicaprini del territorio, con 18 mila e 347 pecore. Si teme che si possa ripetere la strage del 2003. «Sono 25 i capi morti e tre le aziende colpite. Abbiamo chiesto alla Regione -ricorda l'assessore all'Agricoltura, Ercole Melis- di accelerare le vaccinazioni e non tardare con gli indennizzi». (s.p.- g.pit. - ig.pil.- an.pin. - s. r.)

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