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L'unione sarda. Zona franca a metà? No, grazie

Appello per rinsaldare il fronte comune: continuerà il pressing con l'Unione Europea

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Non bastano i punti franchi, vogliamo di più: la zona franca integrale. Il messaggio arriva dal presidente Ugo Cappellacci che puntualizza la posizione della Giunta sulla questione che sta surriscaldando il clima tra forze politiche e no.
«Abbiamo intrapreso un percorso lineare», spiega il governatore, «ed è fondamentale essere uniti e non cadere nel tranello di chi tenta subdolamente di portarci in qualche vicolo cieco e di dividere quel fronte comune». In sostanza, «pur avendo ottemperato a quanto stabilito dal Consiglio regionale con la recente legge e agli adempimenti relativi alle zone franche doganali, la Giunta non ha assolutamente cambiato strategia, continua ad essere impegnata sull'altro fronte, più avanzato, riguardante la zona franca integrale e a sostenere con forza la richiesta di modifica del codice doganale europeo».
LE ACCISE Intanto una proposta di legge per il taglio dei costi del carburante è stata presentata ieri mattina dagli esponenti del partito dei Riformatori sardi davanti ai cancelli della Saras, in concomitanza con una raccolta firme.
TAGLIO NETTO Non è la prima volta che i Riformatori avanzano una proposta simile: lo stesso disegno di legge presentato nel 2001, 2004 e 2009 non è stato mai stato esaminato dal Consiglio regionale. La proposta punta a ridurre del 50 per cento le accise su carburanti e combustibili da riscaldamento consumati in Sardegna e ad esentare da ogni imposta erariale i prodotti petroliferi utilizzati da imprese agricole, industriali e artigianali che hanno sede nell'Isola. «I mali che affliggono la Sardegna non possono essere curati con rimedi palliativi», dice il coordinatore regionale dei Riformatori, Michele Cossa: «L'unico rimedio concreto si può raggiungere solo attraverso l'approvazione di questa legge». Sergio Pisano invece snocciola i dati. «Siamo qui davanti ai cancelli della Saras ma non è con l'azienda che ce l'abbiamo», spiega, «qui a Sarroch si produce tra il 15 e il 18 per cento dei prodotti petroliferi nazionali e dei quattro miliardi di tasse annui pagati ogni anno per le accise allo Stato, in Sardegna rimangono appena seicentocinquanta milioni di euro. L'accisa sui prodotti petroliferi nasce come imposta di fabbricazione ma i sardi la pagano come tassa sul consumo, senza considerare che su questa viene pure applicata l'Iva».
OPPORTUNITÀ Il capogruppo consiliare Attilio Dedoni punta invece il dito sulle opportunità. «Quello che ogni anno ci viene sottratto ingiustamente - afferma - è pari a mezzo bilancio della Regione. Ridurre le accise del 50 per cento ed esentare i prodotti petroliferi venduti nell'Isola permettere alle casse regionali di avere più soldi da spendere a favore dei sardi».
Infine il consigliere Franco Meloni evidenzia un punto in particolare: «La Saras nel bene e nel male produce qui, è qui che crea disagi per la sua presenza ed è giusto che le tasse che paga rimangano in Sardegna». Su questo punto Cappellacci replica: «La Giunta è al lavoro per la riduzione delle accise». (i.v.) (m.sa.)

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