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L'unione sarda. Le tessitrici eredi di un'arte antica

SARULE. Alle Cortes in vetrina l'antico tappeto del paese che incantò anche Eugenio Tavolara

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SARULE L'abbinamento con la festa della Madonna di Gonare, a detta di molti sarulesi, non è stato azzeccato. Obiettivo del Comune era quello di conquistare i pellegrini del santuario e attirare i turisti dalle spiagge. I dati sulle presenze saranno oggetto di analisi ma una cosa è innegabile: a Sarule, che con Bitti apre il circuito Autunno in Barbagia, le Cortes Apertas sono una vetrina importante per i saperi locali. In primo piano la tradizionale arte della tessitura, forte grazie allo spirito resistenziale delle poche tessitrici.
SA BURRA Da sempre è il simbolo dell'unione indissolubile. Sa burra , il multicolore tappeto, era dato in dono dalla madre al primogenito nel giorno delle nozze. Se il vincolo matrimoniale si spezzava, il tappeto veniva diviso in due parti. La tessitrice più irriducibile è Speranza Ladu, classe 1934, ora coadiuvata dalla figlia Lucia Mureddu, 43 anni, e da Antonella Lovicu, 30 anni. Insieme tengono in piedi il laboratorio allestito nei locali ex Isola, adiacente al museo della tessitura dedicato a Eugenio Tavolara.
TAVOLARA Speranza aveva 13 anni quando cominciò a tessere. «Qui l'arte del tappeto ha una tradizione millennaria - racconta -. In paese era diffuso il telaio orizzontale, dal quale prendevano forma gli indumenti del pastore. Solo tre famiglie possedevano quello verticale: una di queste era quella di mia nonna. Nel 1957 abbiamo costituito un gruppo di 9 tessitrici. Uno dei nostri manufatti arrivò nelle mani di Eugenio Tavolara. L'artista rimase colpito dalla bellezza di sa burra e si precipitò a Sarule: voleva conoscere le autrici di quell'intreccio multicolore. Giunto qui chiese al parroco don Calvisi di metterlo in contatto con le tessitrici. Tavolora propose un corso. Le donne, all'inizio titubanti, accettarono. L'aula fu ricavata in una vecchia soffitta. Realizzammo al telaio i disegni dell'artista». Arrivarono i riconoscimenti. «Tavolara ricevette a Chicago nel 1959 un premio per il tappeto dei leoni. Noi ricevemmo 15 mila lire a testa: soldi serviti per comprare lo scialle di tibet, che io conservo gelosamente». Qualche anno più tardi l'avventura con l'Isola: «Da quel momento ricevevamo gli ordinativi dall'Istituto, avevamo il lavoro tutto l'anno. In questi locali hanno lavorato 30 tessitrici. Poi la crisi dell'Isola e la chiusura. Ora siamo riamaste in tre».
LA PASSIONE Lucia Piredda, 67 anni, tesse da quando ne aveva 17: «Sono diventata tessitrice per caso. Mi avevano chiamata a sostituire una ragazza che si era ammalata. La passione è cresciuta sempre di più. Eravamo 12 nel laboratorio al centro del paese. Ora siamo rimaste io e Alberta Pinna, 60 anni». Le giovani non si avvicinano a questo mestiere. «L'arte della tessitura richiede pazienza: per realizzare sa burra serve oltre un mese di lavoro di tre persone. Il costo del tappeto va da 400 a 800 euro al metro quadro. Lo stipendio fisso non è assicurato». Dalle Cortes si leva l'unanime richiesta di un sostegno delle istituzioni al settore. Dice il sindaco Mariangela Barca: «Faremo il possibile per rilanciarlo, chiamando in ballo Regione ed enti preposti alla valorizzazione. È necessario uno studio di mercato, vogliamo riprendere in mano il discorso del marchio Deco».
Salvatora Mulas

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