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L'unione sarda. Prodotti agricoli, vendita diretta

Con il decreto Fare cambiano le regole ma i commercianti protestano: ingiusto vantaggio

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La filiera agricola si accorcia e da domani sarà molto più semplice vendere e consumare i prodotti agricoli direttamente in azienda. Tutto questo è possibile grazie alle semplificazioni del decreto legge cosiddetto del “Fare”.
LA SEMPLIFICAZIONE «Non sarà più necessaria la comunicazione di inizio attività, cosiddetta Scia, per le vendite all'aperto al dettaglio in azienda agricola e in occasione di fiere e sagre», spiega il senatore Dario Stefàno, componente della Commissione Agricoltura del Senato, «come pure sarà possibile il consumo immediato nei locali aziendali - che non avranno neanche necessità di cambiare destinazione d'uso - dei prodotti agricoli, ovviamente nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e senza servizio ai tavoli». Insomma, si tratta di «un intervento semplice», continua Stefàno, «che concretizza l'idea che abbiamo della semplificazione burocratica, che serve alle nostre aziende per essere più competitive. Un intervento che, senza costi per le casse pubbliche, darà modo agli imprenditori di aumentare il reddito e l'occupazione e ai consumatori di avvicinarsi alla realtà produttiva locale, con importanti risvolti ambientali grazie all'acquisto di prodotti a km zero».
IN SARDEGNA «Il decreto del Fare ha introdotto una serie di misure favorevoli alla semplificazione del settore agricolo anche se non determinanti e strategiche. Interpretiamo positivamente», dichiara il presidente di Confagricoltura Sardegna Elisabetta Falchi, «anche la riduzione delle accise sul gasolio da serra e alcune agevolazioni in materia di emissioni per le tipologie di impianti come gli essicatoi e le cantine, che potranno tirare un sospiro di sollievo. L'eliminazione di norme eccessivamente restrittive per le emissioni di inquinanti, se non modificate, avrebbero infatti comportato per le aziende agricole una serie di gravosi oneri di adeguamento degli impianti», osserva il presidente regionale di Confagricoltura.
LA BUROCRAZIA Questi interventi, «compreso quello sulla vendita diretta», incalza Falchi, «vanno nella direzione di uno snellimento della burocrazia e rappresentano un segnale di attenzione del Governo per il settore, uno dei comparti economici più vessati». La burocrazia, prosegue Falchi, «comporta consistenti perdite in termini di tempo e risorse, quantificate in oltre 5 miliardi di euro all'anno, che corrispondono a una media di cento giornate dedicate agli oneri derivanti dai mille adempimenti richiesti».
LA POLEMICA Sono contro la burocrazia anche i commercianti, ma l'aiuto alla vendita diretta non è gradito. «Il decreto Fare concede agli imprenditori agricoli un ingiustificato vantaggio», lamenta Agostino Cicalò, presidente regionale di Confcommercio. «Gli agricoltori potranno vendere e somministrare prodotti, anche non di propria produzione, senza essere soggetti alle regole e agli obblighi degli altri operatori economici. Siamo di fronte a un'inaccettabile disparità che penalizza le imprese della distribuzione commerciale».
Lanfranco Olivieri

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