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L'unione sarda. Le trincee delle aziende infette

Lotta contro il tempo: migliaia di carcasse da smaltire in tutta l'Isola

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Ammassate sui camion o accatastate negli ovili: crollano sulle zampe prive di forza, fantasmi in attesa di morire. La Lingua blu edizione 2013, sierotipo 1, avrà pure fatto registrare un indice di mortalità più basso rispetto a quello delle annate precedenti (0,7 per cento), ma nelle aziende di tutta l'Isola le pecore continuano a morire. Il problema, ora che la peste ha preso il sopravvento, è quello di smaltire migliaia di carcasse. Il morbo trasmesso dal culicoides imicola , un insetto minuscolo che lavora di notte e col passare del tempo si è adattato a temperature sempre più basse raggiungendo allevamenti oltre i 500 metri di altitudine, non lascia scampo. Solo nel Comune di Sassari si è passati dalle 420 morti registrate dall'istituto zooprofilattico fino a giovedì scorso, alle seicento di ieri mattina: 180 bestie uccise in cinque giorni. Un bollettino di guerra che unisce i pastori di tutta la Sardegna.
La competenza sulla distruzione delle carcasse, oltre seimila quelle accertate finora, è affidata ai Comuni che hanno due possibilità: seppellirle o affidarsi alle ditte specializzate. La strada più battuta è quella della fossa comune. A Tertenia (Ogliastra) quella di Suengiu è già colma. «Abbiamo avviato le procedure per realizzarne un'altra a Sarrala », fa sapere il sindaco Luciano Loddo. Altrove, invece, hanno preferito costruire delle trincee in loco: ogni allevatore ha destinato un pezzetto dell'azienda alla sepoltura degli animali. Una strada intrapresa anche dal Comune di Sassari che ad agosto ha firmato una convenzione con una ditta per il ritiro a domicilio: 20 euro a carcassa. Nel frattempo, però, la situazione è peggiorata. A seguire la vicenda è il vicesindaco Gavino Zirattu. «I capi uccisi dal morbo sono aumentati e abbiamo deciso di scavare delle trincee». In Gallura, gli allevatori hanno già seppellito 258 bestie. Realtà simili nel resto dell'Isola. Nel frattempo le Asl vanno avanti nella guerra al culicoides : «Ma ovviamente possiamo vaccinare solo i capi sani», spiega Francesco Sgarangella, responsabile del servizio di sanità animale della Asl sassarese. Per i capi infetti, invece, la guerra al culicoides è già persa. Non resta che combattere quella contro il tempo, per smaltire le carcasse prima che sia troppo tardi.
Mariella Careddu

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