Partecipa a labarbagia.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

L'unione sarda. Sigilli alla casa di Bobore Nuvoli

NUORO. Eseguito dall'ufficiale giudiziario l'ultimo sfratto legato alla cooperativa Su Nuraghe

Condividi su:

NUORO Alle 9.30 l'ufficiale giudiziario chiude la porta e Eta Nuvoli, in lacrime, dice: «Adesso la casa è la loro». Lei è la figlia di Bobore Nuvoli, acclamato maestro del folclore, fondatore dei cori Ortobene e Sos Canarjos. La famiglia è destinataria del quarto e ultimo sfratto scattato nell'ambito della complessa vicenda giudiziaria della cooperativa edilizia Su Nuraghe. Fa seguito alla decisione dei giudici di appello del Tribunale.
TENSIONE Quattro ex soci contro gli altri 46, rappresentati dai consiglieri di amministrazione che ieri mattina, alle 9, arrivano in via Tharros, sotto la chiesa di San Paolo, e si fermano sul lato opposto a casa Nuvoli. La loro presenza fa saltare i nervi, suscita tensione ed epiteti. «Maledetti», urla qualcuno. «Bravi», dice un altro facendo seguire un applauso sarcastico. A pochi passi c'è la casa di Mario Testoni, ucciso a marzo. Impossibile non evocare quella tragedia, anche perché l'ex direttore del cimitero è vice presidente della coop al momento dell'omicidio. I vertici attuali assistono in silenzio, fissi sulla strada fino all'uscita dell'ufficiale giudiziario.
I PROTAGONISTI «Mio padre ha lottato da persona onesta», commenta Eta Nuvoli, unica rappresentante della famiglia che prima di ieri svuota la casa e porta mobili e oggetti di una vita in un'abitazione presa in affitto. Scelta obbligata, come è successo per le altre tre famiglie che hanno la stessa sorte. «Abbiamo sempre pagato», ribadiscono respingendo la condanna per morosità. In via Tharros Bobore Nuvoli non arriva, bloccato da gravi problemi di salute.
IN STRADA «È aberrante, c'è una giustizia ballerina», commenta Giuseppe Carroni, responsabile delle cooperative edili di Legacoop quando la vicenda giudiziaria inizia negli anni Ottanta e si complica strada facendo. «Ci si accanisce verso quattro famiglie - accusa - perché i soci della cooperativa sono convinti di avere le case. Invece, la proprietà andrà allo Stato che deciderà cosa farne in base alla legge e alla graduatoria. La via politica poteva portare alla soluzione della vicenda», conclude tirando in ballo la Provincia a cui la competenza finisce la scorsa primavera.
CASSAZIONE Il durissimo contenzioso inizia trent'anni fa, intorbidito da accuse e condanne ai vertici per ammanchi. I quattro soci, poi diventati ex, continuano a versare i soldi, ma alla coop non risultano. I giudici d'appello si pronunciano all'inizio del 2013. Ogni tentativo di mediazione fallisce. A marzo la tragedia di Testoni. A giugno il primo sfratto. «L'esecutività della sentenza poteva essere sospesa perché c'è tempo fino a ottobre per fare ricorso alla Cassazione», dice Carroni. «Muoio da persona onesta, dice mio padre». Eta Nuvoli asciuga le lacrime mentre in via Tharros resta la dolorosa rabbia di quattro famiglie senza casa.
Marilena Orunesu

Condividi su:

Seguici su Facebook