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La nuova sardegna. L’attentatore di Mamoiada chiede scusa

Storico colpo di teatro: il sindaco Deiana racconta l’episodio al paese riunito in chiesa ma non sospende le dimissioni

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di Tiziana Simula INVIATA A MAMOIADA

La ribellione di un paese contro il vortice di violenza che da tempo lo tiene in pugno, e la minaccia che Mamoiada possa rimanere senza una guida amministrativa, hanno smosso le coscienze. E a dirlo, ieri, davanti a una chiesa strapiena di cittadini, è stato lo stesso sindaco dimissionario Graziano Deiana, che di quella violenza è una delle vittime. «Oggi una persona è venuta a chiedermi scusa per quello che aveva fatto». Una notizia inattesa, di quelle che Mamoiada non si aspetta, e che arriva di sorpresa strappando un applauso liberatorio tra i presenti, riuniti in un consiglio comunale straordinario, talmente affollato che dalla sala consiliare si è dovuto spostare nella chiesa della Vergine Assunta. «L’attentatore mi ha chiesto scusa e vorrei che questo applauso fosse dedicato a lui: una persona che ha sbagliato e che ha avuto l’estremo coraggio di dirlo in un paese della Barbagia dove l’assunzione delle responsabilità non è contemplata. Dobbiamo avere la forza di metterci al fianco anche di chi sbaglia, perché vuol dire che ha dietro grandi sofferenze e ha bisogno di essere aiutato».Un epilogo a sorpresa per il consiglio comunale, che aveva un unico punto all’ordine del giorno: le dimissioni del sindaco, appunto. Finito nel mirino dei malviventi per due volte nel giro di due settimane: il 2 novembre era stata esplosa una fucilata contro la finestra della sua casa, venerdì notte una molotov era stata lanciata all’interno del giardino. Un ennesimo atto intimidatorio (che si aggiunge a quello subito nel 2010) che lo ha spinto a rassegnare le dimissioni. Decisione che, se al momento resta invariata, alla luce del perdono dato potrebbe anche essere rivista (sono previsti venti giorni di tempo per l’eventuale revoca, se così non sarà il consiglio comunale sarà sciolto). Di certo, però, i mamoiadini, dopo la rivelazione da lui fatta, sono andati via con la speranza che ciò possa accadere davvero. In tanti glielo hanno chiesto, nel nome di quella rinascita del paese di cui lui è stato protagonista, «traghettatore vincente del rinnovamento sociale e culturale di Mamoiada», l’ha definito Luisa Puggioni. Una Mamoiada che ha saputo risalire la china dopo gli anni bui delle faide, aprendo un capitolo nuovo della sua storia. Ma negli ultimi anni, la violenza è ritornata, togliendo la serenità alla comunità del paese barbaricino. Che ieri, ha voluto rispondere alla prepotenza di un gruppo di balordi con la forza dell’unità e della solidarietà. «Tutto quello che abbiamo fatto rischia di andare perduto: Mamoiada deve decidere se rassegnarsi o alzare la testa», ha detto il vice sindaco Francesco Golosio, aprendo i lavori. «Mamoiada non merita di perdere il diritto di farsi amministrare da chi abbiamo scelto», è stato ribadito nei tanti interventi. «Oggi il paese ha detto no alla violenza, anche con la sua presenza silenziosa», ha aggiunto Eva Cannas, mentre l’opposizione ha rinnovato il suo pieno sostegno al primo cittadino, e la comunità parrocchiale ha fatto sapere che si riunirà stasera per pregare per la pace. «È stato fatto tanto per la cultura e ci mancherà il regista che ha cambiato la vita di Mamoiada», ha aggiunto Mario Paffi, rappresentante della cooperativa che gestisce i musei. L’appello alla speranza è arrivato da due ragazze, Franca e Maria: «Non vogliamo subire il nostro futuro ma crearlo. La vita del paese sarà migliore se le famiglie aiuteranno i loro figli a crescere». A seguire i lavori e a portare la propria solidarietà, amministratori locali e regionali, forze dell’ordine, rappresentanti di associazioni. Intanto, proseguono le indagini da parte dei carabinieri della compagnia di Nuoro. Gli investigatori hanno sentito una decina di giovani del paese. In mano agli inquirenti ci sarebbero elementi importanti, frutto dei servizi di vigilanza che sono stati incrementati all’indomani dell'esplosione della fucilata contro la casa del sindaco.

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