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L'unione sarda. «Meno tasse e più innovazione»

Zedda: colmare il gap dell'insularità. Barracciu: spesa ridotta

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Una nuova disciplina per i fondi comunitari da spendere in Sardegna nel periodo 2014-2020. La Regione cambia registro, o almeno ci prova, per cercare di accelerare l'utilizzo delle risorse, circa 600-700 milioni di euro (erano 1,1 miliardi nel 2007-2013, ma «siamo riusciti a rimanere tra le regioni di transizione, a metà strada tra gli obiettivi Convergenza e Competitività», rassicurano dalla Regione), che arriveranno da Bruxelles e dovranno essere destinati a ridurre il gap che deriva dall'insularità e valorizzare le potenzialità dell'Isola. L'obiettivo è quello di concentrare la spesa su alcuni capitoli che possano migliorare la situazione sarda, a partire da innovazione, capitale umano, fino all'incremento dell'occupazione, anche attraverso lo sviluppo delle produzioni tipiche.
LA CONCERTAZIONE Il Documento strategico unitario per la programmazione è stato messo a punto dall'assessorato regionale della Programmazione al termine di un lungo lavoro iniziato a febbraio scorso con gli attori del mondo economico e sociale. Ora, i contenuti sono nero su bianco in una delibera che, al di là del linguaggio burocratico, spiega quali sono le priorità. «Lo scopo è quello di concorrere al raggiungimento degli obiettivi incentrati sulla crescita intelligente, attraverso lo sviluppo delle conoscenze e dell'innovazione, sulla crescita sostenibile, basata su un'economia più verde, più efficiente nella gestione delle risorse e più competitiva e sulla crescita inclusiva, volta a promuovere l'occupazione, la coesione sociale e territoriale», viene spiegato dalla Regione. «Scelte innovative e di rottura con il passato», afferma Cappellacci.
LA STRATEGIA La Regione, dunque, ha deciso di partire dalla condizione dell'Isola: «La Sardegna ha grandi potenzialità, ma è poco antropizzata e la condizione di insularità la penalizza», spiega Alessandra Zedda, assessore della Programmazione, «ecco perché si è pensato di indirizzare le risorse su imprese e famiglia, sugli interventi di crescita territoriale e sostenibile, anche con il ricorso alla fiscalità di vantaggio, oltre che a facilitare le condizioni di sviluppo delle imprese e la creazione di nuovi posti di lavoro, a potenziare ricerca, innovazione e settori tradizionali come sughero, agroalimentare e lapidei e a creare percorsi integrati di istruzione e formazione per i nostri giovani».
La spesa, dunque, obbligata per alcuni capitoli del nuovo programma operativo di spesa dei fondi comunitari, prevede la concentrazione di circa metà delle risorse sui primi quattro obiettivi. «E noi abbiamo aggiunto un altro 6%», afferma Alessandra Zedda, che insiste anche sulla possibilità di utilizzare i fondi comunitari per ridurre la fiscalità in modo da colmare il gap dell'insularità.
LE CRITICHE L'approvazione della nuova strategia sui fondi europei non convince però Francesca Barracciu, europarlamentare e candidata alle primarie per il centrosinistra. «Questo pessimo governo di centrodestra è l'unico responsabile della gestione disastrosa che negli ultimi anni ha fatto registrare una spesa proprio dei fondi europei al di sotto del 50%. Non c'è traccia della condivisione di cui irresponsabilmente parlano», il documento non sarebbe stato «concertato, scritto in segreto e per giunta approvato con grande ritardo rispetto ad altre regioni». Infine, Barracciu contesta a Cappellacci «la dispersione scolastica arrivata a toccare i 12 punti percentuali sopra la media europea e la povertà, con circa 6mila persone che solo nei primi 6 mesi del 2013 si sono presentate nei centri di ascolto della Caritas». ( g. d. )

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