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L'unione sarda. Zona franca, la sfida decisiva

Cappellacci venerdì a Roma chiederà a Tajani di riaprire i termini comunitari per favorire l'inserimento della Sardegna nel nuovo codice doganale europeo

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La proposta di legge sulla Zona Franca, esitata dalla commissione Autonomia, sarà modificata. Dopo il parere delle Autonomie locali (Cal), ieri c'è stata l'audizione dei comitati in Consiglio, convocati su proposta di Efisio Arbau (La base).
L'AUDIZIONE E la garanzia di un ritocco della proposta alla fine è arrivata dal presidente della commissione Ignazio Artizzu (Fli), che ha ascoltato le ragioni del comitato garantendo che se ne terrà conto - ricevuto il parere della Giunta - nell'elaborazione di un apposito emendamento al testo. In sintesi, la proposta del comitato rafforza la zona franca integrale extraterritoriale in tutto il territorio della Sardegna. All'articolo 12 dello Statuto dovrà essere precisato che la Sardegna sarà fuori dalla linea doganale e costituisce zona franca integrale. Inoltre, si chiede la modifica dell'articolo 10 dello Statuto sardo nella parte che riguarda le agevolazioni fiscali già concordate con lo Stato. «Ma non potremo fissare parametri certi», dice Artizzu, «finché non sarà definita la Vertenza entrate». Da segnalare che il governatore Ugo Cappellacci proprio ieri ha annunciato: «Venerdì sarò a Roma con una rappresentanza del comitato nella sede italiana della Commissione europea per incontrare il commissario Antonio Tajani sulla possibilità di una riapertura dei termini per l'inserimento dell'Isola come zona franca nel codice doganale». E assicura: «La Giunta è d'accordo con le modifiche alla legge richieste dal comitato».
LE MODIFICHE E se Arbau ha detto che farà suo l'emendamento del comitato («Lo presenterò in commissione o in Aula, quando sarà presentata la legge»), proprio su questo fronte, prima dell'inizio dell'audizione, regnava lo scetticismo: «Nella proposta esitata dalla commissione, pur riferendosi alla zona franca, di zona franca non si parla», fa sapere Antioco Patta, segretario politico del Comitato per la zona franca. «La proposta prevede che la zona franca sia limitata ai tributi di competenza regionale. Secondo me deve riguardare tutte le tasse che vengono pagate in Sardegna e la riscossione deve avvenire attraverso l'Agenzia delle entrate sarda. Siamo pronti a difendere la nostra proposta, non possiamo aspettare altri 5 anni e che nel frattempo falliscano altre 30 mila imprese». La presidente del Comitato, Maria Rosaria Randaccio, aggiunge: «Va modificato l'articolo 12 dello Statuto. Ci stanno sottraendo il diritto di essere punti franchi e zone franche. Con la truffa e con l'inganno. Inganno perché il titolo della legge è zona franca, che poi sparisce negli articoli». E ancora: «Cercheremo di trovare un rimedio. Vorremmo essere appoggiati dall'Italia. Potremmo attuare il perfezionamento attivo: qualunque merce prodotta in Italia, con l'ultima lavorazione in Sardegna, può partire nei mercati con costi inferiori del 30%. E quindi essere concorrenziale. Oppure, la legge sulle società madre-figlia: se un imprenditore ha dieci società in Europa e una in zona franca, pagherebbe tutti i tributi in zona franca».
CRITICHE Franco Sabatini (Pd), vicepresidente commissione Bilancio, è scettico: «Siamo, come Dem, critici delle confusioni. Un conto è parlare dei punti franchi, un altro è la zona franca integrale extraterritoriale. Su questo non bisogna fare confusione: i punti franchi sono previsti dallo Statuto e si possono fare subito. Abbiamo presentato un disegno di legge che è stato approvato e che contempla in unico ente di gestione dei 6 punti franchi. L'unico che però si era costituito era quello di Cagliari. Per noi è un passaggio che permette di andare avanti su fiscalità di vantaggio, riduzione delle tasse, insularità. La nostra zona franca non può essere quella di Livigno, perché noi viviamo di compartecipazioni». La soluzione? «È la fiscalità di vantaggio avanzata su lavoro, tasse e sviluppo che, in base al diritto di sussidiarietà, potrebbe esserci riconosciuta come è capitato ad altre isole d'Europa. Sediamoci attorno a un tavolo e ragioniamo. Senza ricorrere a slogan elettoralistici ma guardando alle cose possibili».
Lorenzo Piras

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