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L'unione sarda. Chiesa e Idv: gioco d'azzardo subito fuorilegge

«A Nuoro piaga sociale»

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NUORO Giocatori accaniti di slot machine o di giochi on-line, che si impoveriscono fino da cadere nella rete degli usurai. Nuoro non sfugge alle nuove dipendenze. I numeri ufficiali non ci sono, ma chi quotidianamente lavora vicino ai poveri lancia l'allarme. Accade durante la presentazione della proposta di legge d'iniziativa popolare dell'Italia dei Valori per il divieto del gioco d'azzardo che si è tenuta ieri nel Municipio di Nuoro. Presenti il segretario regionale dell'Idv Federico Palomba, il responsabile regionale della Pastorale sarda del lavoro don Pietro Borrotzu e il sindaco Alessandro Bianchi. «È evidente la gravità e la necessità di porre rimedio», afferma il sacerdote. «Il sindaco Bianchi ha usato la parola ipocrisia, riferita alla dimensione legale del problema tollerato e non incentivato dallo Stato che però ha l'obbligo di essere educatore. Invece dal gioco d'azzardo si produce illegalità e un intreccio di usura, mafia organizzata e microcriminalità. La Caritas ha esaminato il problema, negli sportelli d'ascolto per i poveri quasi mai si dichiara di essere giocatori cronici, solo dopo un colloquio si ammette la ludopatia e spesso si cade nelle mani degli usurai».
LA TESTIMONIANZA La dipendenza da gioco sfugge al controllo, emerge quando il ludopatico ha già perso tutto. «Una settimana fa un uomo con moglie e figli è venuto in lacrime - racconta don Borrotzu - era stato cacciato da casa e aveva il terrore dell'ufficiale giudiziario per il pignoramento. A cascarci sono i poveri, che spesso affidano alla fortuna la possibilità di uscire dalla crisi».
La raccolta delle firme inizierà sabato nel mercato di Piazza Italia. «L'importanza sociale del gioco d'azzardo è evidente - ricorda Gianni Sailis dell'Idv -: è una tassa sulla malattia, lo Stato biscazziere incentiva questo dramma». «Vogliamo rilanciare i temi che riguardano le persone - ricorda il segretario regionale dell'Idv Federico Palomba - il gioco d'azzardo ha pesanti ricadute sociali, suicidi, rovina l'economia, i denari sono drenati ai poveri e tolti ai consumi. Noi ci ribelliamo».
Fabio Ledda

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