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L'unione sarda. Roberto e Sara, l'ultimo bacio

NUORO. La famiglia del sottufficiale segnata da un altro lutto: «Pensavamo di aver già dato»

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NUORO Un uomo onesto. È questa la prima qualità di Roberto Selloni che la sorella Annamaria vorrebbe fosse scolpita nella memoria collettiva, nel ricordo del maresciallo nuorese della Brigata Sassari morto a 36 anni in un incidente avvenuto all'alba di lunedì nella Repubblica Ceca.
IL DOLORE DI SARA Dall'ospedale di Tabor ieri mattina la salma del sottufficiale è stata trasportata a Praga, sarà restituita ai suoi cari dopo l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria e del Consolato. A salutarlo per l'ultima volta in Repubblica ceca e poi riaccompagnarlo in patria, ci sono la fidanzata Sara con la quale Roberto conviveva da anni (a breve avrebbero dovuto sposarsi) e il fratello del giovane ufficiale, Gavino, poliziotto in servizio a Nuoro. Non si è mai sentita così sola, Sara, dicono. Tanto disorientata come nel momento in cui saliva su quell'aereo dell'esercito insieme al cognato per dare l'ultimo bacio all'amore della sua vita. Avrebbe voluto accanto a sé sua mamma. Che però, trattandosi di un volo militare, non è potuta andare con lei. E così la sua sofferenza è diventata macigno ancora più pesante da sopportare.
IL RICORDO DELLA SORELLA «Un ragazzo pulito», dice Annamaria Selloni, «il lavoro che aveva intrapreso si era rivelato la sua passione, lo svolgeva con grande coscienza, consapevole della responsabilità», ha detto la giovane donna, infermiera al San Francesco di Nuoro. Roberto, sottufficiale del 152esimo reggimento della Brigata Sassari, era impegnato in un'esercitazione in Repubblica ceca: la Ramstain Rover 2013, che vede schierate le interforze di 19 paesi Nato. Esercitazione incruenta, preparatoria alla nuova missione - che si annunciava più difficile e pericolosa - in Afghanistan a febbraio. «Ha avuto le idee chiare da subito, fin dai primi giorni dopo il diploma, tanto da specializzarsi con il tempo sempre di più, e laurearsi, diventare maresciallo ed esperto di operazioni Nato. Chi lo ha conosciuto, anche tra i suoi colleghi, ne ricorda il sorriso, la capacità di incoraggiare gli altri, la generosità. E l'ottima preparazione tecnica, faceva parte di un gruppo di selezionati. Il suo obiettivo era quello di impegnarsi per migliorare se stesso sia professionalmente sia umanamente», racconta ancora tra lacrime discrete Annamaria, mentre nella casa dei genitori inizia un sommesso via vai di cordoglio. Pesante come quel dolore indicibile che purtroppo non è presenza nuova tra le mura dell'appartamento del centro storico di Nuoro dove vive la famiglia Selloni.
SEGNATI DAI LUTTI Sette anni fa la disgrazia si era già abbattuta sulla serenità di una madre, Grazia, e di un padre, Simone, con la perdita di un altro figlio, Tore, di appena 33 anni. E anche quella volta lo stesso dolore sordo, prepotente, aveva assunto il volto della tragedia. «Pensavamo di avere già dato», sussurra Annamaria, «ma evidentemente così non era. La scomparsa di Tore ci aveva uniti ancora di più. Ora non immaginavamo di doverci passare ancora». Eppure l'angoscia più grande non riesce a cancellare la gentilezza quando questa è ben radicata nel profondo dell'animo di un uomo. Così babbo Simone, pur sconvolto, non abbandona nemmeno per un attimo un'affabilità che evidentemente gli appartiene: «Chiedo scusa», ripete, «scusatemi, ma è un dolore insopportabile. È insopportabile».
IL CORDOGLIO In soggiorno, dove è stata allestita una camera ardente virtuale in attesa che il corpo di Roberto rientri per poter ricevere l'ultimo abbraccio, mamma Grazia non si dà pace circondata dall'affetto premuroso di sorelle, amiche, e della consuocera. Nell'andito, e davanti al portone principale della palazzina, alcuni soldati custodiscono come possono l'intimità di un nido violato dalla morte. Quando Roberto tornerà in Sardegna, ad accoglierne il rimpatrio ad Alghero ci sarà il picchetto d'onore.
Francesca Gungui

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