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L'unione sarda. Pecorino romano, vendite record

AGROINDUSTRIA. In crescita il fatturato: nel 2013 si prevede di arrivare a quota 160 milioni

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Le vendite del pecorino romano hanno il vento in poppa. In un anno, nel 2012, il fatturato di questa produzione è cresciuto del 16,6%, passando dai 120 milioni dell'anno prima a 140 e con la previsione di raggiungere, nell'anno in corso, i 160 milioni di euro.
L'EXPORT A trainare l'ascesa è ancora una volta l'export (86 milioni previsti per il 2013, +50% sul 2011), con la crescita di nuovi mercati e l'aumento delle quotazioni medie (+10%), a fronte di una domanda interna stabile. Il prezzo al chilo, da due anni a questa parte, è balzato oltre il 40% passando da quota 4,8 a circa 7 euro. Questi dati verranno illustrati in occasione del workshop organizzato dal Consorzio di tutela del pecorino romano dop al Forte Village di Santa Margherita di Pula da venerdì a domenica. Un incontro che metterà a confronto i produttori con i buyer in arrivo da tutta Europa.
I MERCATI Brasile, Russia e i Paesi asiatici sono i nuovi mercati di riferimento che si aggiungono allo storica piazza americana, anch'essa in leggero rialzo. Bene pure la domanda europea, che contribuisce all'incremento complessivo dell'export del 15% (155 mila i quintali venduti nel mondo), portando una ventata di ossigeno a tutta la filiera, con ricadute positive sul prezzo del latte ovino che oggi nell'Isola si attesta sopra i 70 centesimi.
IL LATTE «Quest'anno pensiamo che il latte possa assestarsi a quota 75 centesimi», osserva il presidente del Consorzio, Gianni Maoddi. Un livello garantito dalle buone notizie che arrivano dal versante prezzi del pecorino. Nella prima parte del 2013, come detto, è stato registrato un aumento del 5%, con il pecorino romano che all'ingrosso ha superato i 7 euro al chilo. Risultati che per Maoddi «premiano l'attività di uno dei formaggi bandiera del nostro made in Italy e sono il frutto di una politica di costante monitoraggio delle giacenze da parte del Consorzio, e dialogo con i produttori». Pure l'aumento della domanda di latte da bere ha inciso sulle vendite del pecorino. «Negli ultimi tempi il consumo è cresciuto notevolmente», commenta Maoddi, «questo ha ridotto gli stock di latte disponibili per la produzione di formaggio, con inevitabili ripercussioni sui prezzi, che sono appunto saliti».
LA CONTRAFFAZIONE Proprio l'incremento dell'export rende necessario, secondo Maoddi, un piano per sconfiggere la contraffazione che sottrae al mercato circa 300 milioni di euro l'anno, più del doppio del suo fatturato. Per questo, il Consorzio sta predisponendo un progetto pluriennale di registrazione a livello mondiale del marchio “Pecorino Romano” e un'azione di controllo in ambito internazionale sull'uso del nome “Pecorino” e di prodotti simili.
Lanfranco Olivieri

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