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L'unione sarda. Province, resta il nodo Gallura

L'ANNUNCIO. In maggioranza circola un testo: enti intermedi svuotati di quasi tutte le competenze

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Somiglieranno, alla fine, ai palazzi di certi set cinematografici: solo una facciata, e dietro il nulla. La soluzione del rebus Province potrebbe essere uno svuotamento, con competenze ridotte all'osso in attesa di abolire del tutto il vecchio ente.
Sta scritto in una bozza che circola da un paio di giorni tra i partiti della maggioranza, elaborata anche da tecnici vicini alla Giunta. Potrebbe mettere d'accordo il centrodestra, ma resta il nodo Gallura. Fino all'eliminazione finale delle Province, un'ipotesi è il ritorno (provvisorio, e forzato dal dettato costituzionale) alle quattro storiche. Con Olbia nuovamente con Sassari. «Mai e poi mai», assicura il coordinatore del Pdl Settimo Nizzi, ex sindaco del capoluogo gallurese: «Se qualcuno ha questa idea, farà bene a cancellarla».
IN AULA Della bozza si sa ancora poco, solo che smista tra Comuni e Regione quasi tutte le funzioni già affidate alle Province. Invece martedì prossimo arriverà in Consiglio regionale la proposta di modifica dello Statuto sardo, approvata in commissione Autonomia: quella che, intervenendo sull'articolo 43, cancella le Province di Cagliari, Sassari e Nuoro (Oristano fu istituita negli anni '70 con una legge nazionale ordinaria). Ma lo Statuto è norma di rango costituzionale, il Consiglio può solo approvare una proposta di riforma che dovrà poi essere approvata dal Parlamento nazionale (e con la doppia lettura, che allunga i tempi).
Nel frattempo, serve un riassetto provvisorio degli enti locali. Da qui la possibile riedizione dello schema Cagliari-Sassari-Nuoro-Oristano. «Ma non parlerei di ritorno al passato», precisa Pietro Pittalis, capogruppo consiliare Pdl: «La linea concordata della maggioranza va chiaramente verso l'abolizione totale delle Province. Per essere chiari: per noi non devono più esserci elezioni dei Consigli provinciali, anche quelli storici».
ALTRI COMMISSARI Nelle tre Province non commissariate (Sassari, Nuoro e Oristano), presidenti e Consigli scadranno nel 2015: secondo l'orientamento espresso da Pittalis, se a quella data non fosse ancora riformato l'articolo 43 probabilmente si nominerebbero altri tre commissari. «L'importante è che si arrivi alla cancellazione totale, nel rispetto dei referendum», ribadisce il vicecoordinatore dei Riformatori Franco Meloni: «Confidiamo nella lealtà dei nostri alleati, la riforma andrà a compimento».
Dal Pd, il capogruppo Giampaolo Diana accusa la maggioranza: «Ha idee confuse, assistiamo a balletti e litigi ma nessuna proposta concreta. L'unica l'abbiamo presentata noi: riunire in un solo ente, che stia tra Regione e Comuni, le funzioni ora sparpagliate tra Province, consorzi industriali e di bonifica, enti vari».
I NODI «Se c'è un accordo politico, magari non solo in maggioranza, la commissione Autonomia è pronta a votare la riforma», assicura il presidente Ignazio Artizzu. Che non intende licenziare un testo purchessia per poi magari doverlo ritirare in aula, com'è già accaduto: «Il riassetto degli enti locali è la madre di tutte le riforme, non è semplice. Bisogna comunque mantenere dei presìdi per le funzioni sovracomunali. Ed è vero che alcuni territori hanno timore, soprattutto la Gallura. Ma ho fiducia nella possibilità di trovare soluzioni per superare i loro dubbi».
Nizzi conferma che «il Pdl è per l'abolizione di tutte le otto Province: impensabile tenerne in vita quattro. Giusto ridurre le spese burocratiche, ma serve comunque un'organizzazione di tipo territoriale, non centralizzata. Non tutto può essere deciso a Cagliari». Quanto al regime provvisorio (che, a seconda dei tempi del Parlamento, potrebbe durare a lungo), «il Pdl è assolutamente contro il ritorno ai quattro enti. Si vada avanti con l'attuale situazione e con i commissari. Altre strade non esistono, se qualcuno le ha pensate le cancelli».
Giuseppe Meloni

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