CAGLIARI Il segretario del Pd arriva poco dopo le 19 al Teatro Massimo, ultima tappa del suo tour elettorale. Ad attenderlo mille persone stipate dentro la sala e fuori una quarantina di contestatori, con operai Alcoa, tra cui alcuni dirigenti di base della Fsm-Cisl, popolo delle partite Iva del Sulcis e contestatori ai tagli nella scuola. A fronteggiarli un imponente dispositivo delle forze dell’ordine che ha chiuso per tempo tutti gli accessi al teatro. Slogan e insulti sino all’arrivo del segretario, poi il manipolo di contestatori ha lasciato senza incidenti i dintorni del teatro. A loro Bersani ha riservato poche parole: «Parlo con tutti, sempre e comunque, ma non con chi mi accusa di essere un traditore perché non mi sento traditore per niente. Siamo dalla parte dei lavoratori sempre e comunque, per questo non ci sta bene la riforma delle pensioni se non avrà garanzie per tutti gli esodati, non ci sta bene la riforma della scuola che mortifica l’impegno degli insegnanti, che meritano di più non di men o, non ci stanno bene i tagli agli enti locali, gli unici che oggi possono far partire i cantieri per dare lavoro in sei mesi». Ad ascoltare Bersani l’intero gruppo dirigente del Pd sardo, e il sindaco Zedda, che pur dirigente di Sel ha salutato con affetto il suo ex segretario. Nel corso del suo intervento, che ha toccato anche il dopo-Monti, «va bene, ma si poteva fare qualcosa di più sul fronte dell’equità e del lavoro, e noi lì interverremo subito», dopo una frecciatina al centrodestra, «stiano zitti, per carità di patria», un forte appello «all’amico Salvatore Usala (l’ammalato di Sla simbolo della protesta per i tagli all’assistenza, ndr) affinchè contenga la sua azione. Alla Camera abbiamo messo 200 milioni nel fondo per i non autosufficenti, lo rafforzeremo al Senato, ma vorrei ancora Salvatore con noi, non contro».