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La nuova sardegna. Il sindaco Deiana conferma le dimissioni

Mamoiada, non basta la solidarietà del consiglio comunale straordinario: «Io e la mia famiglia non siamo sereni»

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di Tiziana Simula

MAMOIADA «Se l’ho perdonato? La parola perdono è molto impegnativa. Sicuramente nutro un sentimento di assoluta comprensione e non di accanimento nei confronti di chi commette errori, perché chi sbaglia è certamente una persona che ha bisogno di essere aiutata e il ruolo degli amministratori è anche questo». Commenta così, Graziano Deiana, ciò che è accaduto nella sua Mamoiada. Dove non accade spesso, o forse non è accaduto mai, che l’autore di un reato si sia assunto le proprie responsabilità. Nel consiglio comunale di due giorni fa, convocato per sancire le sue dimissioni, il primo cittadino, bersaglio venerdì scorso del secondo atto intimidatorio in due settimane – venerdì notte una bottiglia incendiaria era stata lanciata nel cortile della sua casa – ha rivelato di aver incontrato una persona che gli ha chiesto scusa per quello che aveva fatto. Una notizia inattesa, che ha sorpreso tutti, riferita forse anche per stemperare il clima di forte tensione che da tempo si vive in paese, in preda a un vero escalation di violenza. Il sindaco dimissionario precisa però di «non aver avuto con lui un incontro diretto, ma di aver saputo tramite altri del suo pentimento». Un gesto, quello del dinamitardo, che Deiana ha apprezzato. «Nutro un sentimento di comprensione e non di accanimento nei confronti di chi commette errori, perché chi sbaglia è certamente una persona che ha bisogno di essere aiutata e il ruolo degli amministratori è anche questo – dice il sindaco –. I cattivi non sono tutti da una parte e i buoni tutti dall’altra. Bisogna avere il coraggio di mettersi al fianco di chi sbaglia. Noi, non siamo giudici che condannano, siamo amministratori», ripete ancora il primo cittadino, ribadendo, in sostanza, i concetti che sono stati il filo conduttore del suo lungo intervento in consiglio comunale. Un incontro importante, quello di domenica, sottolinea lui, analizzando ora con calma i risultati di quell’assemblea con i suoi concittadini, arrivati in massa nella chiesa della Vergine Assunta. «Non è stata una sorpresa per me vedere tanta gente perché – dice – il nostro, è un paese estremamente civile, ma sicuramente c’erano molte più persone di quelle che mi aspettavo. Un paese che si è stretto non intorno al suo sindaco ma intorno a se stesso. Che ha dimostrato con forza di volerci essere, di voler dire a ogni costo la sua, e di non voler assolutamente ritornare indietro». Una comunità che non vuole più guardare al passato e che vuole difendere con energia il rinnovamento sociale e culturale conquistato, come in tanti hanno detto nei numerosi interventi. Ritorna anche sulle dimissioni, il sindaco Deiana. La decisione che aveva preso all’indomani dell’ultimo atto intimidatorio resta immutata. Nessun ripensamento, almeno per ora. Neppure dopo che il paese si è stretto intorno a lui, facendo sentire forte la propria condanna all’ondata di violenza che negli ultimi anni si è prepotentemente insinuata nella vita del paese, neppure dopo l’inaspettato risvolto del consiglio comunale nel quale ha fatto sapere di aver ricevuto le scuse da parte dell’attentatore. Il giorno dopo quel bagno di folla e di sentimenti, quando il paese spera di riavere la guida che ha perduto, il sindaco conferma invece la decisone già presa, senza lasciarsi andare a ripensamenti immediati. «Ho venti giorni di tempo per riflettere, potrebbe cambiare qualcosa, ma al momento non ci sono i presupposti per farlo. Le dimissioni sono scaturite da una mancanza di serenità, mia e della mia famiglia: un sindaco che non è sereno non può essere utile alla sua comunità. Le dimissioni quindi sono per ora confermate», dice Graziano Deiana. Che anche ieri mattina si aggirava tra gli uffici comunali, nonostante avesse riposto in un cassetto la fascia tricolore.

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