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L'unione sarda. Province, riforma al via

Arriva in commissione Autonomia il riordino degli enti locali Ma il Consiglio avrebbe dovuto approvarlo entro il 31 ottobre

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Adesso si sono convinti anche i Riformatori: passa la linea della modica quantità. In materia di Province, non di stupefacenti. Il partito più referendario di tutti, che vorrebbe veder cancellati i cosiddetti enti intermedi, medita di mantenerne in vita alcuni, in attesa di modifiche costituzionali che rendano praticabile l' opzione zero , vagheggiata dai referendum del 6 maggio.
E la modica quantità di Province, secondo opinioni diffuse, corrisponde a quattro: quelle storiche, magari con qualche modifica di nome e di confini. È quello a cui puntano alcuni partiti, ora lo prevede una proposta di legge elaborata proprio dai Riformatori.
TERMINE Era stato il loro capogruppo, Attilio Dedoni, ad ammonire l'aula consiliare durante il dibattito sulle restrizioni dell'autonomia speciale: «Tra meno di un mese scade una legge da noi approvata, che dice basta alle Province e impone il riordino. Cosa abbiamo fatto?». È la norma che ammortizzava il colpo referendario, fissando il 31 ottobre come termine per un «riordino generale delle autonomie locali».
Una scadenza senza sanzione, certo. Quella perentoria (salvo proroghe) è il 28 febbraio 2013, quando si scioglieranno tutte le Province per lasciare il passo al nuovo assetto. Ma prima bisogna celebrare i referendum comunali, per decidere i confini dei futuri enti. Se il riordino slittasse di molto, si rischierebbe il caos.
LO SPRINT Il presidente della commissione Autonomia, Paolo Maninchedda (Psd'Az), vuole accelerare: per giovedì 25 ha convocato in audizione l'Unione Province sarde e il Consiglio delle autonomie locali. Poi si lavorerà al testo. «Non so se riusciremo ad approvarlo entro il 31 - riflette Maninchedda - ma se avremo un paio di settimane libere dalle sedute del Consiglio non andremo molto più in là». Dopodiché dovrà esprimersi l'aula.
Il ritardo nell'iter è dovuto anche a questioni regolamentari: non si poteva convocare la commissione nelle settimane in cui si riuniva il Consiglio. Nel frattempo è cambiato anche il relatore della legge sulle Province: incarico affidato inizialmente dalla commissione a Roberto Capelli (Api), che poi si era dimesso invitando appunto i Riformatori a farsene carico. Invito raccolto dal vicepresidente del Consiglio Michele Cossa.
Nel frattempo il suo partito ha studiato la proposta di legge che lascia in piedi quattro Province: impossibile cancellarle tutte, le prevede la Costituzione, e lo Statuto sardo cita Cagliari, Sassari e Nuoro. Sopravviverebbe anche Oristano, istituita con legge nazionale.
Però i quattro enti, di secondo livello (cioè eletti non dal popolo ma dai sindaci), avrebbero funzioni quasi azzerate, di raccordo tra Comuni e di programmazione. Si trasferirebbe a una spa pubblica la competenza sulle strade (anche Anas), all'Agenzia regionale del lavoro i servizi per l'impiego, e ai Comuni l'edilizia scolastica.
ALTRE IPOTESI Qualcuno insisterà sull'eliminazione totale delle Province: magari chi è eletto in quelle soppresse. Altri, come Renato Soru, trasferirebbero le funzioni alle Unioni dei Comuni. L'ex relatore Capelli suggerisce di creare due sole Province autonome, sul modello di Trento e Bolzano.
Ma un'intesa sui quattro enti non è impossibile. Pur con opinioni diverse sugli accorpamenti: per esempio il presidente nuorese Roberto Deriu (Pd) insiste sull'idea della Provincia tirrenica (Olbia-Nuoro-Ogliastra). Ma perché la riforma veda la luce è necessario che definiscano la propria linea i due partiti principali, Pdl e Pd.
Giuseppe Meloni

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