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L'unione sarda. Disperso nel rio per una pecora

Pastore di Selegas sparisce davanti al figlio sedicenne

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Ha visto sparire il padre nel canale. Ha tentato, inutilmente e disperatamente, di aiutarlo, di salvargli la vita. Tutto era iniziato con una pecora del gregge, finita in acqua mentre attraversava il ponte di ferro sul canale dell'Enas a Guamaggiore. L'uomo ha cercato di salvarla ma è finito in acqua anche lui. La corrente impetuosa si è portata via l'allevatore, inghiottendolo davanti agli occhi atterriti del suo ragazzo, di quel figlio di soli sedici anni che nulla ha potuto contro le onde troppo forti sollevate dall'impianto di pompaggio.
LA CADUTA Stefano Puddu, pastore di 45 anni di Selegas, è disperso da ieri mattina, poco prima delle dodici e trenta. Lo stanno ancora cercando, lungo il rio che corre nelle campagne tra Selegas e Segariu passando per Guamaggiore, i vigili del fuoco, i sommozzatori, decine di volontari e i suoi familiari. Un lavoro complicato dalla profondità e dalla torbidità dell'acqua. Per questo, diverse ore dopo l'incidente e visti gli inutili tentativi di avvistare l'allevatore, è stato deciso di fermare le idrovore e scaricare interamente il canale così da favorire il recupero. Sempre che Puddu non sia riuscito a salvarsi scalando la ripide sponde in cemento. Un'eventualità sulla quale ancora sperano i familiari, la moglie, i figli e i fratelli (anche loro allevatori) ma considerata, col passare delle ore, sempre più remota.
L'AIUTO È stato proprio il figlio, con cui Stefano Puddu stava conducendo al pascolo il bestiame, a lanciare l'allarme. Nella zona, a poca distanza dalla strada provinciale, sono arrivati i carabinieri di Guasila al comando del maresciallo Verbena Pia, quelli della Compagnia di Sanluri coordinata dal capitano Gian Luca Puletti e le squadre dei vigili del fuoco (insieme al nucleo sommozzatori del Corpo). Il ragazzo, sconvolto per la terribile esperienza, ha spiegato come suo padre era finito nel canale per soccorrere una delle pecore. Un comportamento forse difficile da comprendere per chi non è del mestiere, non fa il pastore. Arduo capire perché l'allevatore Stefano Puddu abbia messo in campo la sua stessa vita per salvare uno dei suoi animali. Una pecora, un bene prezioso che non doveva essere trascinato via e ucciso dall'acqua. L'ovino è stato poi recuperato, morto, dopo alcune ore. La carcassa si era incastrata tra la vegetazione e i rami presenti sul fondale all'altezza di una chiusa e la corrente l'aveva poi spinta verso l'alto favorendo il ritrovamento. I vigili del fuoco hanno lavorato senza sosta per cercare l'uomo, a tarda notte stavano battendo palmo a palmo il canale mentre il livello dell'acqua si era già ridotto dopo la fermata degli impianti di distribuzione azionata dai tecnici dell'ex Eaf sul lago di Mulargia.
CHI ERA Nato a Selegas, dove risiede con la sua famiglia, Stefano Puddu ha proprio a Guamaggiore, non lontano dal canale maledetto, la sua azienda. E ieri, come faceva ogni mattina, almeno due volte durante l'intera giornata, attraversava il ponte per accompagnare al pascolo il gregge. Non era solo, una manciata di minuti prima di mezzogiorno e mezzo. Con lui c'era il figlio di 16 anni. Improvvisamente una delle pecore si è avvicinata alle sponde del canale alte poco più di due metri. Il pastore ha avvertito il pericolo, sapeva che sarebbe bastato poco perché l'animale scivolasse sul bordo di cemento e finisse di sotto. In quel canale dove l'acqua è profonda e l'impianto di pompaggio, lì a due passi dall'attraversamento in ferro, la spinge con potenza favorendo, addirittura, la nascita di vere e proprie onde. Puddu ha fischiato, cercato di bloccare la pecora. Le urla non sono servite, così si è avvicinato al parapetto e l'ha agguantata per riportarla nel terreno pianeggiante ricoperto d'erba fresca che costeggia il fiume . È stato un attimo. Uomo e animale sono precipitati. Trascinati via dalla corrente davanti a quel povero ragazzo che ha cercato in tutti i modi di soccorrere suo padre. Quel corpo che spariva di sotto e riemergeva per poi scomparire di nuovo. Definitivamente. Il ragazzo non è rimasto immobile, impietrito dal dolore. Ha avuto la forza di chiedere aiuto, di avvisare i soccorsi. Quei minuti sembravano ore, un tempo interminabile. Le auto dei vigili, dei carabinieri, di molti volontari, ieri notte erano ancora lì, nonostante il buio avesse reso tutto ancora più difficile. Se la notte non avrà restituito Stefano Puddu, se non saranno riusciti a trovarlo, saranno i sub, oggi all'alba, a immergersi ancora una volta nel canalone.
Andrea Piras

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