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La nuova sardegna. Dalla Provincia 8mila euro alla ditta del capogruppo Pdl

Cagliari, il caso di Oliviero Melis e della La Gea che ogni mese viene «rimborsata» per l’assenza del suo unico dipendente

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di Mauro Lissia

CAGLIARI Amministra un’impresa di costruzioni ma lavora per un’altra di cui non si conoscono i proprietari. E’ l’unico dipendente, ma gli impegni politici da capogruppo del Pdl nel consiglio provinciale di Cagliari costringono Oliviero Melis ad assentarsi spesso. Giornate faticose, le sue. Soprattutto costose per l’amministrazione provinciale, che da giugno 2011 deve rimborsare alla ditta La Gea srl, il suo misterioso datore di lavoro, ottomila euro al mese, lo stipendio che il costruttore, amministratore e consigliere non può guadagnarsi per cause di forza maggiore: il servizio che offre alla collettività come membro dell’assemblea di palazzo Viceregio. A segnalare velatamente questo caso quantomeno curioso è stato l’ex sindaco di Quartu Gigi Ruggeri nel suo profilo facebook. Ma per scoprire quanto siano fragili le difese anti-spreco di un ente pubblico è stato utile leggere visure e documenti, che confermano l’anomalia.La storia dal principio. Oliviero Melis è amministratore della ditta Armida, titolare di alcuni lavori per un’impresa edile, la Gecla, che tra il 2003 e il 2007 ha costruito la famigerata Beverly Hills di Quartu, al Margine Rosso. Ville e villoni con piscina e sontuosi giardini dove hanno preso casa personaggi come Gianfranco Zola e il parlamentare Salvatore Cicu. L’ideatore di quello che gli ambientalisti hanno definito uno stupro paesaggistico era stato il presidente del Cagliari calcio Massimo Cellino, che in seguito ha mollato. Forse non credeva più nel progetto, come si dice negli ambienti calcistici. Fatto sta che la fase della realizzazione si è complicata fino a precipitare in un procedimento penale per corruzione, violazioni urbanistiche e ambientali con dieci indagati prossimi al rinvio a giudizio. Fra questi Cellino non c’è, compare invece Oliviero Melis, accusato di aver messo in piedi un giro di favori basato su case low-cost a Villasimius. Ma questa è un’altra storia, che proseguirà in cronaca giudiziaria. Se Melis è colpevole o innocente lo stabilirà il giudice, di certo il procedimento penale condotto dal pm Daniele Caria ha tagliato le ali alla sua società, la Armida. Al punto che l’esponente del Pdl si è trovato in difficoltà e ha dovuto cercarsi un impiego. L’ha salvato la ditta La Gea: assunzione immediata e stipendio da nababbo, che la Provincia - seguendo a puntino la legge - rimborsa interamente in cambio dell’attività politica svolta da Melis. Qui però emerge qualche punto interrogativo: La Gea è amministrata da Silvino Marras, storico collaboratore di Massimo Cellino e per brevissimo tempo presidente del Cagliari calcio. Marras possiede l’uno per cento del pacchetto azionario della società, il restante 99% è intestato alla fiduciaria Ser-Fid con sede a Milano in via Durini 9: a chi fa capo questa compagine? Melis, sentito dalla Nuova Sardegna, non ha una risposta: «Non è mia, questo è certo - avverte il capogruppo del Pdl - Massimo Cellino? Non lo so, comunque non posso dirlo». Il consigliere-costruttore accetta però, con molta cortesia, di spiegare la propria posizione: «E’ vero - dice - sono l’unico dipendente della La Gea e la Provincia rimborsa alla ditta il mio stipendio lordo. Ma è tutto in regola, io partecipo all’attività politica costantemente, il martedì ho tre sedute di commissione, il giovedì lavoro come capogruppo del Pdl, il venerdì altri impegni». Soltanto il poco tempo che resta viene dedicato all’attività aziendale: «Lavoro anche il sabato e la domenica, sempre fuori dall’orario contrattuale d’ufficio, insomma faccio comunque il mio dovere». Melis conferma che l’assunzione alla La Gea è arrivata dopo l’elezione in consiglio provinciale e precisa che accettare l’impiego è stata una necessità: «Quando i giornali hanno diffuso la notizia dell’inchiesta su Gecla la mia società è entrata in stand-by, quindi ho dovuto muovermi in attesa di chiarire tutto con la magistratura. Perché sia chiaro, io non ho commesso alcun reato». Come dire: se non si fosse mossa la Procura, lui il lavoro ce l’aveva. Comunque, nell’attesa di un chiarimento, Oliviero Melis non si fa mancare nulla: uno stipendio da dirigente ministeriale più l’indennità di consigliere. Quanto basta per vivere con dignità. Pazienza se a garantirgli benessere e privilegi sono i contribuenti.

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