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L'unione sarda. La sfida “verde” della lady di ferro Pd

Laura Puppato ha chiuso la sua campagna nell'Isola: «I sardi offesi dal malgoverno»

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La Signora delle primarie ha un aforisma per tutto. E comincia: «Agisci localmente, pensa globalmente». È Laura Puppato, ex sindachessa diventata consigliera regionale nel giro di nove anni. L'intellighenzia di sinistra - da Travaglio a Gad Lerner - ha un debole per lei, devota solo al Wwf prima convertirsi alla fede Pd. Campagna elettorale da 10 mila euro, tanto che ha usato la nave per toccare terra sarda. Porto Torres, Sassari e Cagliari: «Quest'Isola - dice - è la sintesi dei mali commessi dalla politica italiana».
Primo aforisma: «Il mondo l'abbiamo in prestito dai nostri figli».
«Per questo dobbiamo puntare sulla green e sulla blue economy. Vuol dire salire sul treno delle energie rinnovabili investendo in innovazione e valorizzazione dell'ambiente».
I soldi dove sono?
«Tra il 2014 e il 2020 l'Ue metterà a correre 180 miliardi. Sono un aiuto straordinario per agganciare l'efficientamento energetico e trasformare i rifiuti in nuove materie prime. In dieci anni avremmo 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro. Il Pil crescerebbe di 234 miliardi, e lo Stato ne incasserebbe 14».
A proposito: col nuovo redditometro finiranno le frodi fiscali?
«Per combattere l'evasione bisogna aumentare la deducibilità. Se un cittadino potrà scaricare pure l'Iva del caffè bevuto al bar, ovvio che chiederà lo scontrino. Oggi in Italia il 75% del gettito è coperto dai lavoratori dipendenti».
Lei vuole la patrimoniale.
«Chi ha avuto di più, deve restituire. Se i ricchi sono diventati tali è perché qualcuno, finora, ha pagato per loro. Vanno tassate adeguatamente anche le transazioni finanziarie».
Testamento biologico e unioni civili: perché?
«Io sono cattolica, ma l'orientamento religioso è un fatto personale. Servono diritti uguali per tutti».
La questione meridionale?
«Il Sud è la culla della nostra civiltà. Se il governo raddoppiasse gli investimenti, passando dall'1,5% del Pil al 3, si avrebbero 450 mila nuovi posti di lavoro».
Lei è un'europeista convinta anche sul rigore della spesa. Ma sempre più sindaci contestano il Patto di stabilità.
«Il centralismo dello Stato non è contemplato dall'Ue. Invece in Italia, in tre anni, il governo ha aumentato del 7% i propri costi, imponendo agli enti locali un 14 di tagli. Non è questa l'Europa che vogliamo. Noi l'abbiamo fondata, ma in maniera demenziale non sappiamo cogliere quanto offre. Non prepariamo i progetti e continuiamo a perdere decine di miliardi».
Con risorse Ue lei vuole finanziare il Piano per la messa in sicurezza del territorio.
«È un progetto del ministro Clini e va attuato. Ma finiamola con gli sprechi, per esempio quelli energetici e con i costi della burocrazia, la prima alleata della corruzione. Servono soldi per le politiche della famiglia, a cui viene destinato appena il 4,7% della spesa sociale».
La riforma Fornero?
« «È insufficiente. Ma anche ingiusta nella parte pensionistica: l'elasticità in uscita non andava cancellata».
Alessandra Carta

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