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La nuova sardegna. Il virus dei ruminanti si sta diffondendo

Un caso accertato in Ogliastra, altri tre probabili in Logudoro e nella Nurra: situazione allarmante in decine di allevamenti

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di Pier Luigi Piredda

SASSARI Un flagello si sta abbattendo sugli allevamenti ovini della Sardegna nel momento più delicato dell’anno, quando gli allevatori dovrebbero riuscire a soddisfare economicamente le dure fatiche del loro lavoro: la campagna degli agnelli per il periodo natalizio. Il virus di Schmallemberg rischia invece di minare dalle fondamenta quella che è sempre stata una delle poche certezze per i pastori sardi. Gli agnelli stanno morendo a decine poco prima del parto, oppure nascendo con malformazioni gravissime e le pecore infette sarebbero qualche centinaio. Un dramma di proporzioni inimmaginabili per la già asfittica economia agropastorale sarda. Il virus, isolato per la prima volta in Germania (in Westfalia del nord, nel paese da cui prende il nome) nel 2011, viene trasmesso ai ruminanti (non solo pecore e capre, ma anche i bovini) attraverso un insetto vettore: il “culicoides”, una zanzara simile a quella che aveva seminato il terrore nelle campagne infettando le pecore con la “blue tongue” (la lingua blu). Il virus colpisce le pecore gravide provocando problemi al momento del parto, ma si accanisce anche sugli agnelli che stanno per venire alla luce con morti premature e malformazioni tremende. Uno finora il caso accertato: a Tertenia. Ma altri tre (Mores, Ozieri e nella Nurra di Sassari) sono in corso di accertamento (ma i dubbi sono davvero pochi) da parte del Cesme (Centro di referenza per le malattie esotiche) di Teramo dopo i prelievi eseguiti dagli specialisti dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna su indicazione dei veterinari. Altri casi dubbi, almeno una decina in tutta la Sardegna, sono costantemente monitorati per verificare eventuali compatibilità con i sintoni del virus. Una situazione che, per il momento, interessa alcune decine di migliaia di ovini e bovini: oltre all’allevamento nel quale è stato individuato il contagio, i protocolli prevedono, intorno per un raggio di 4 chilometri, la predisposizione di una zona di sorveglianza. «La situazione è delicatissima – ha spiegato il veterinario Franco Sgarangella, direttore del Dipartimento e del servizio di sanità animale dell’Asl 1 di Sassari –. Eravamo in stato d’allerta perchè le temperature ancora elevate e anomale per questo periodo accompagnate alle piogge stanno creando quelle condizioni pericolosamente ideali per la proliferazione dell’insetto vettore del virus. Non pensavamo però a un attacco così, anche se non ci siamo fatti trovare impreparati, prendendo tutte le contromisure previste dai protocolli sanitari per queste emergenze. Ma non nego – ha continuato il responsabile del servizio veterinario che ha lavorato a lungo in campagna a contatto con gli allevatori – che la questione è preoccupante». E a confermare la preoccupazione sono i primi dati del monitoraggio che i veterinari delle Asl e dell’Ara (associazione regionale allevatori) stanno svolgendo nelle campagne. Negli allevamenti colpiti, gli agnelli morti sono finora una cinquantina, ma il numero sembra destinato a crescere vertiginosamente, visto che molte pecore gravide ormai vicine al parto stanno accusando i sintomi del virus di Schmallemberg. Nelle campagne la tensione è altissima. L’allarme si è diffuso in un amen e molti allevatori stanno dormendo con le loro greggi per seguire l’evolversi della situazione. Le contromisure da adottare sono quelle già previste per gli altri virus che hanno flagellato la Sardegna negli ultimi anni: lingua blu e febbre del Nilo. Innanzitutto evitare che il bestiame pascoli vicino a zone umide e, nel limite del possibile, bonificare con repellenti di ogni tipo pozzanghere e ristagni d’acqua, luoghi preferiti dalle micidiali zanzare che trasmettono il virus. Tenere sotto controllo gli animali e, dove possibile, ricoverarli in luoghi chiusi: ma in Sardegna questa è una precauzione molto difficile da attuare.

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