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L'unione sarda. «Con il Cav niente primarie»

Alfano alla Fiera di Cagliari: vogliamo riunire i moderati

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di Augusto Ditel
Sbarcano in mille, alla Fiera, per l'uomo della doppia A. Sì, il rating c'entra qualcosa, se si parla del delfino che crede alla «rinascita del centrodestra», e fa finta di non sapere che il suo sforzo titanico per fare la rivoluzione delle primarie potrebbe essere inficiato dalla decisione del Capo di scendere in campo un'altra volta, come ormai è quasi certo. Non nel discorso alla platea che lo attendeva ma conversando con i giornalisti il segretario ha detto la frase tanto attesa: «Certo, se Berlusconi si candidasse, le primarie non avrebbero più senso».
LE SQUADRE A come Angelino, A come Alfano. Va dato atto al segretario del Pdl (o di quel che rimane) che lui crede davvero che «si può vincere, anche se ci danno per perdenti». Gli fa onore la decisione di aver scelto proprio la Sardegna per far partire questo messaggio intriso di passione per arrivare a tutto il Paese. Insomma, la kermesse cagliaritana cementa l'asse Cappellacci-Cicu-Testoni-Pittalis, ma il rischio che Berlusconi (e con lui i ribelli Settimo Nizzi, Mauro Pili e Claudia Lombardo, tutti assenti) formino un'altra squadra mina il lodevole desiderio di unità manifestato da Salvatore Cicu all'inizio della convention ma anche del capogruppo del Pdl in consiglio regionale Pietro Pittalis e dal presidente della Regione.
APPLAUSI CONVINTI Il profeta della doppia A, comunque, è piaciuto al popolo della Fiera, che ha avuto un'overdose di pazienza per aspettare il suo intervento. Prima di lui, Ugo Cappellacci aveva indirizzato a voce una specie di lettera aperta ad Alfano. E ancora prima era stata data la parola a tutti i giovani rappresentanti del territorio.
LA FIDUCIA Angelino, dunque. Tutti lo chiamano così, con affetto, forse perché pure lui è un isolano, anche se non isolato. Parte dal nemico da battere, cioè la «rassegnazione» (che si batte con la speranza), evocata (per essere sconfitta) da Salvatore Cicu. Sottolinea che «la politica è cuore» ed è bravo «chi sa fare politica senza interessi. Il minimo è che non rubi». Applausi. Conquista i sardi ricordando che le «battaglie sulle entrate, sulla continuità territoriale e il Patto di stabilità sono sacrosante» e vanno riproposte subito «in una Regione in cui la disoccupazione giovanile tocca il 39 per cento. Non si può - segnala, rispondendo direttamente al governatore che poco prima gli aveva lanciato un accorato appello “a mettere la nostra isola nell'agenda” - immaginare una Sardegna senza l'Italia, ma soprattutto non si può immaginare un'Italia senza Sardegna».
IL PROGRAMMA Per Angelino Alfano, l'Italia ha «tre valori sballati: la spesa pubblica (800 miliardi), il debito pubblico e le tasse troppo alte. Se andremo al governo del Paese, interverremo su queste tre storture: in Italia non c'è più nulla da tassare, e dobbiamo condurre una lotta per limitare i poteri di Equitalia. Il nostro obiettivo strategico è quello di difendere il ceto medio, le piccole imprese». Queste le discriminanti rispetto alla sinistra, «che non è mai cambiata: Bersani e Vendola non sono altro che figli della vecchia divisione del Pds, ricordate?». Ma l'ovazione multipla arriva quando Angelino Alfano scandisce con convinzione alcuni slogan nei quali crede davvero, e si vede. «Basta - urla il segretario - con le nomine dall'alto, bisogna sempre essere spinti dal basso. Per me, le primarie, rappresentano una strada impervia, sarebbe stato più comodo se mi avessero nominato con un applauso. Ma non sarebbe stato giusto. La gente, gli italiani, i moderati, ci chiedono di cambiare, di rinnovarci, di non rottamare chi porta i capelli bianchi, di valorizzare le famiglie. Occorre coraggio, e noi abbiamo coraggio. Coraggio e fiducia nelle proprie idee».
IL GOVERNATORE Si diceva di Cappellacci. È piaciuto pure lui, alla platea che ha apprezzato il tono amicale del presidente della Regione verso Alfano, anche quando ha ricordato l'autosospensione dal partito. Il massimo del consenso, il governatore, l'ha avuto quando ha elencato tre punti per superare il momento critico: l'apertura verso la gente, la trasparenza e l'unità. «È ora di dire basta ai cafoni del malaffare che hanno infangato me e tutti voi. Angelino, io sto con te, con convinzione, ma ricorda che la Sardegna è un'isola, noi siamo un popolo che ha una cultura, un'identità e una lingua. Siamo un'isola che pretendiamo la parità di condizioni con gli altri. Quanto alle primarie - ha concluso il presidente della Regione -, cito quanto dichiarai a un'agenzia l'8 luglio del 2011. Le definii una scelta inevitabile per rigenerare il centrodestra. Ebbene, oggi ne sono ancora più convinto».
Standing ovation, anche per lui. Con il pensiero della platea, rivolto all'uomo di Arcore, che, forse, sta già preparando le liste dei candidati.

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