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L'unione sarda. Il test del dna? L'esercito dei volontari non si è mai presentato

Primo Piano (Pagina 5 - Edizione CA) All'indomani dei funerali, il tam tam in paese per mettere a disposizione il profilo genetico

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L'appello era partito da alcune associazioni del paese e in breve aveva raccolto centinaia di adesioni. Tutti erano disposti a fare il test del dna per far sì che venisse identificato l'assassino di Dina Dore.
All'indomani dei funerali, dietro l'onda dell'emozione e dello sdegno, a Gavoi tutti - operai, studenti, pastori, impiegati, professionisti - erano pronti ad andare al mercato del profilo genetico e a mettere a disposizione di polizia e carabinieri impronte genetiche, capelli e tamponi di saliva. Peccato che, dell'esercito di volontari disposti a collaborare in maniera così straordinaria, mai nessuno si sia presentato e agli inquirenti non è rimasto che ripiegare sul corredo dei pregiudicati di Barbagia, peraltro già a disposizione della banca dati nazionale. Non è successo come nell'inchiesta sul delitto di Yara Gambirasio, la ragazzina di Brembate uccisa due anni fa. In quel caso centinaia di tamponi di dna sono stati messi a disposizione volontariamente dai residenti e dagli abitanti di alcuni centri vicini. Centinaia e centinaia di campioni che nell'ultimo anno e mezzo hanno letteralmente intasato i laboratori della Scientifica e sono serviti almeno per identificare un gruppo familiare.
La verità è che l'emozione e lo sdegno, nelle vicende umane, durano davvero lo spazio di due giorni. Poi cala il silenzio. E, dna a parte, in Barbagia si è maestri di silenzio. (p. s.)

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